Arriva al Consiglio Superiore della Magistratura il caso della sostituzione in corso d’opera del giudice Donatella Banci Buonamici che si stava occupando dell’inchiesta sul Mottarone. I consiglieri togati Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo hanno chiesto infatti al Comitato di presidenza l’apertura di una pratica: «Apprendiamo dalla stampa che nel corso di un procedimento penale pendente presso il Tribunale di Verbania e nel cui ambito sono stati resi provvedimenti sulla libertà personale, il giudice costituito nella funzione di GIP sarebbe stato sostituito in corso di procedimento con provvedimento del presidente del Tribunale. Chiediamo che della questione venga investita con immediatezza la commissione competente e subito dopo l’assemblea plenaria affinchè si intervenga con massima tempestività per valutare la correttezza della decisione adottata e la sua eventuale incidenza sui principi in tema di precostituzione del giudice».

Occorre agire subito per evitare che, tra sei mesi ad esempio, il Csm decida di intraprendere eventuali azioni disciplinari quando l’inchiesta è andata ormai avanti con un giudice che in teoria non se ne sarebbe dovuto occupare per una decisione errata del Presidente del Tribunale. Dunque, due pubblici ministeri stanno ricordando che nella cultura della giurisdizione liberale di un Paese democratico ciò che è intoccabile è il giudizio del giudice e un pm non può divenire l’elemento dominante dell’attività investigativa. Per questo la necessità di fare chiarezza, soprattutto in questo momento di grave crisi di credibilità della magistratura, sul provvedimento del Presidente del Tribunale di Verbania.

Anche alla luce di quanto denunciato dai penalisti per i quali «al momento della “sospensione” dalle funzioni di Gip della dottoressa Ceriotti» per smaltire dell’arretrato «era stato condiviso con la Camera penale di Verbania il principio per cui l’assegnatario di fascicoli destinati alla Ceriotti li portasse a conclusione». Così la preoccupazione sollevata dall’avvocatura, in particolare dall’Unione delle Camere Penali, che pure aveva richiesto un intervento del Csm e del Ministero della Giustizia tramite il presidente dei penalisti di Verbania Gabriele Pipicelli, sembra essere condivisa anche da parte della magistratura che intende fare luce su una vicenda apparentemente regolare dal punto di vista procedurale ma alquanto singolare, considerato che, come denunciato dalle Camere penali, una tale gestione di un fascicolo non avrebbe precedenti. Anche i togati di Magistratura indipendente – Loredana Micciché, Paola Maria Braggion, Antonio d’Amato e Maria Tiziana Balduini – si sono associati alle richieste di Ardita e Di Matteo chiedendo «che la commissione competente venga investita con urgenza della questione relativa alla correttezza della decisione adottata dal presidente del tribunale di Verbania incidente sui fondamentali principi di precostituzione del giudice».

Intanto arriva la secca smentita del procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, alle ipotesi secondo cui avrebbe esercitato pressioni o interferenze per ottenere dal presidente del tribunale di Verbania la sostituzione del Gip assegnatario del fascicolo sul disastro della funivia del Mottarone: «Non ho alcun titolo per intervenire sugli uffici giudicanti, non ho la competenza e la attribuzione ordinamentale (che spetta al presidente della Corte d’Appello) e mantengo un ‘sacro’ rispetto nei confronti della magistratura giudicante e dei suoi appartenenti», pertanto «trovo gravemente offensivo (per non dire oltraggioso) ipotizzare che io o il procuratore della Repubblica (un magistrato tra i più corretti che io abbia conosciuto) abbiamo posto in essere ‘manovre’ occulte (poiché altro non potrebbero essere) per ottenere un risultato illecito. E per cosa? Perché un giudice ha seguito una ricostruzione ed una valutazione diversa rispetto a quella del pubblico ministero? Come se non accadesse ogni giorno nella normale dialettica delle parti nel processo. Sono previsti rimedi processuali appositi e ad essi già fatto ricorso il procuratore della Repubblica di Verbania». Ha proseguito sottolineando che «gli autori di queste affermazioni, false e ridicole, se ne assumeranno la responsabilità», aggiungendo, poi, altri due elementi.

Il primo: «la decisione del presidente del Tribunale (che ho letto quando mi è stata recapitata perché il mio ufficio è in indirizzo) riguarda dinamiche interne a quell’ufficio giudicante e la sua aderenza alla organizzazione tabellare (cioè, predeterminata e rigida per dare attuazione ai principi costituzionali del ‘giudice naturale’ e ‘precostituito’) sarà valutata dal Consiglio giudiziario e dal Consiglio superiore della Magistratura».

La seconda: di aver indirizzato una nota scritta al presidente del Tribunale «per avere informazioni in ordine all’esistenza, alla portata e allo ‘spessore’ delle asserite minacce o intimidazioni che sarebbero state rivolte alla dottoressa Banci Bonamici». «Essendo l’unico ed esclusivo titolare – conclude Saluzzo – delle iniziative in materia di sicurezza personale dei magistrati e delle sedi giudiziarie ho chiesto al presidente del Tribunale di Verbania di relazionare sul punto, al fine di mettermi in condizioni di fare, eventualmente, le mie richieste e le mie proposte al competente organismo della prefettura».