Prendiamo un paio di dichiarazioni a caso: quella di Nicolas Bideau, del Dipartimento Federale degli Affari Esteri della Confederazione Elvetica; e quella di David Lammy, ministro degli Esteri del Regno Unito. Il primo: “Affamare deliberatamente i civili è un crimine di guerra. I recenti commenti del Ministro Smotrich sono inaccettabili”. Il secondo: “Far morire di fame deliberatamente i civili è un crimine di guerra. Non può esserci alcuna giustificazione per le dichiarazioni del ministro Smotrich”. Smotrich è il ministro delle finanze israeliano: un fondamentalista reazionario che, verosimilmente, prenderebbe davvero per fame e per sete due milioni di persone. Un proposito esecrabile, non c’è dubbio. Il guaio è che il commento di quell’oltranzista – un fatto in ogni caso condannabile, e in ogni caso imbarazzante per il governo che veda un suo ministro abbandonarvisi – era inquadrato in un discorso che, pur forsennato, ne cambiava completamente il significato.

La precisazione

Attenzione. Non lo assolveva: ma lo cambiava, eccome. Perché Smotrich ha bensì argomentato che, a suo giudizio, sarebbe “giusto e morale” affamare due milioni di persone, ma lo ha fatto dopo aver detto che Israele è obbligato ad assicurare gli aiuti umanitari a Gaza perché, se non lo facesse, sarebbe sottoposto all’attenzione inquirente e alla condanna della comunità internazionale. Perché è importante questa precisazione? È importante perché le parole sconsiderate di Smotrich sono state adoperate non già, come sarebbe perfettamente legittimo, per una condanna nei confronti di quel pericoloso oltranzista e per reclamare che il governo Israeliano se ne liberi, bensì per imputare un’altra volta a quello stesso governo propositi genocidiari.

Gli spropositi verbali

Se un ministro dichiara di ritenere giusto e morale affamare due milioni di persone, dolendosi di non poterlo fare perché la comunità internazionale non lo permetterebbe, vuol dire che c’è un ministro che si lascia andare a un commento deprecabile e vuol dire che c’è un governo il quale, deprecabilmente, lo lascia al suo posto: ma non vuol dire che c’è un governo impegnato ad affamare due milioni di persone. Usare gli spropositi verbali di quel ministro – che sarebbe interesse innanzitutto di Israele levarsi di torno – per rimestare con più foga nel pentolone propagandistico del genocidio, della pulizia etnica, della carestia, può tener calda qualche coscienza facile all’indignazione. Ma non cambia la realtà: che è quella di un fondamentalista indispettito perché il suo governo, dall’inizio della guerra, ha fatto entrare a Gaza 850mila tonnellate di aiuti, all’80% costituiti da cibo.