La Germania vara la sua strategia di sicurezza nazionale. Un documento presentato ieri dal cancelliere Olaf Scholz insieme ai ministri della Difesa, dell’Interno, delle Finanze e degli Esteri che serve a delineare i pilastri dell’agenda tedesca rispetto alla propria difesa e al proprio ruolo nel mondo. Una novità per Berlino, da sempre restia a sviluppare questo tipo di agenda. Ma la guerra in Ucraina e le sfide di questi ultimi anni hanno modificato la percezione della Germania sia rispetto ai rischi sia rispetto alle risposte da dare, giungendo così a un documento sviluppato dopo diversi mesi di discussioni interne. Per i più critici si tratta di un atto non così rivoluzionario. Tuttavia, è importante notare come vengano messe “nero su bianco” le direttrici della politica estera, militare e di sicurezza da qui al prossimo futuro della principale potenza economica dell’Unione europea.

E questo, dopo la svolta impressa da Scholz con la sua “svolta epocale” sancita con l’invasione russa dell’Ucraina, rappresenta la cristallizzazione di scelte politiche che per Berlino non erano affatto scontate. Il capo del governo ha sottolineato «la centralità della profonda amicizia con la Francia e dell’alleanza con gli Stati Uniti». Ma è sulla definizione delle sfide che la svolta sembra più netta. La Russia, uno dei più importanti partner tedeschi fino allo scoppio del conflitto, viene descritta come «la più grande minaccia alla pace e alla sicurezza nell’area euro-atlantica per il prossimo futuro». La Cina, Paese fondamentale per l’economia teutonica, viene invece rappresentata come «partner, concorrente e rivale sistemico», confermando la difficoltà tedesca nel decifrare le scelte di Pechino e nel trovare un punto di equilibrio tra le esigenze di sicurezza nazionale e gli interessi di natura economica. Nel documento del governo federale, si comprende come le rivalità siano in aumento.

Nonostante ciò, viene ribadito che «la Cina resta allo stesso tempo un partner senza cui molte sfide e crisi globali non possono essere risolte». Anche in questo caso, pur in tono minore rispetto alla Russia, si nota un cambio di passo non secondario nelle logiche tedesche, considerando il ruolo che la Germania, soprattutto nell’era di Angela Merkel, ha avuto nel creare i presupposti per solidi rapporti economici con Pechino così come con Mosca.

Scholz ha spiegato che l’intenzione del governo nei confronti della Cina non è arrivare al “decoupling” ma al “derisking”, ovvero «vedere se la nostra sicurezza sia in pericolo rispetto ad eventuali dipendenze». In questa rivalutazione della propria strategia nazionale, un punto interrogativo sembra essere ancora la spesa militare. La volontà del governo è quella di raggiungere la fatidica soglia del 2 per cento del Pil da destinare alla difesa. I media tedeschi affermano che Cdu e Csu chiedono un aumento del budget, ma parti della maggioranza sarebbero contrarie a innalzare la spesa pubblica a prescindere dal motivo di questa scelta.

Lorenzo Vita

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