«La ripartizione delle udienze per fasce orarie funziona, ma la giustizia civile e i procedimenti davanti al giudice di pace vanno ancora a rilento». Antonio Tafuri, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli, analizza il funzionamento degli uffici giudiziari dopo i provvedimenti recentemente adottati dalla presidente del Tribunale di Napoli Elisabetta Garzo. Per i processi si prevede la trattazione prima dalle 9 alle 12 e poi dalle 12 fino al termine dell’udienza: ecco il contenuto dell’atto con cui Garzo provvedeva anche a regolamentare l’accesso alle cancellerie tramite la prenotazione, in modo tale da contenere il contagio da Covid-19 ed evitare assembramenti all’interno e all’esterno degli uffici giudiziari.

Per quanto riguarda il settore penale, l’idea di organizzare le udienze per fasce orarie pare aver dato risultati piuttosto positivi. In ambito civile, invece, sono emerse varie problematiche. «La prima difficoltà è di carattere logistico – spiega Tafuri – Ci sono poche stanze nelle quali i giudici di pace devono avvicendarsi per non condividere gli spazi. Il che, ovviamente, li costringe a lavorare meno ore a testa». Di conseguenza le udienze davanti al giudice di pace, in questi mesi, sono state ridotte della metà rispetto a quelle che normalmente si celebravano in epoca pre-Covid. «Ogni anno si svolgono circa 130mila cause davanti al giudice di pace. Prima i giudici presiedevano circa 45 udienze al giorno – sottolinea Tafuri – mentre adesso sono circa venti». Al problema logistico si aggiunge anche quello legato ai giorni di lavoro nei quali i giudici di pace possono operare. «Le cause dinanzi al giudice di pace – dice Tafuri – si svolgono in tre soli giorni alla settimana e questo provoca un ulteriore rallentamento. La soluzione? Spalmare su un numero maggiore di giorni a settimana. Il Consiglio dell’Ordine ha già chiesto alla presidente Garzo di rivedere l’organizzazione e di stilare un nuovo calendario».

Alla situazione emergenziale si somma un nodo che da sempre ostacola l’ottimale funzionamento del tribunale di Napoli: la carenza di personale, sia in termini di magistrati che di amministrativi. «I giudici di pace in servizio al momento sono una cinquantina – fa sapere Tafuri – ma dovrebbero essere almeno il doppio: è sicuramente un problema che rallenta ulteriormente lo svolgimento di quelle cause per le quali, tra l’altro, non si può far ricorso al processo telematico o alla trattazione scritta». E il digitale resta una questione controversa. I penalisti possono depositare per via telematica gli atti iniziali del processo. «Per i processi penali non si registrano grossi disagi, ma anche in quell’ambito si potrebbero apportare miglioramenti», afferma Tafuri. Ma i penalisti vorrebbero anche rivedere il provvedimento che riguarda la prenotazione per accedere alle cancellerie e propongono la “prenotazione passepartout”, cioè un’unica prenotazione valida nell’arco di una giornata per adempimenti in cancellerie diverse (e non una prenotazione per ogni adempimento nelle singole cancellerie, come avviene da mesi). Le proposte degli avvocati sono già sul tavolo della presidente Garzo. Nel frattempo proseguono senza intoppi i test anti-Covid per gli avvocati: un’iniziativa promossa dal Consiglio dell’Ordine napoletano.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.