Sembra il mondo alla rovescia. Da una parte c’è il presidente della regione “prima della classe” nella lotta al Covid, la Campania, che annuncia il coprifuoco alle 22 per il fine settimana di Halloween e nuove misure draconiane per contenere la diffusione del virus. Dall’altra c’è il presidente della regione che al Covid ha pagato il prezzo più alto in termini di contagi e di morti, la Lombardia, che si dice meno preoccupato rispetto a marzo, quando la pandemia era nella sua fase più violenta. È l’ennesimo cortocircuito della politica italiana? Forse, ma ciò che conta è la diversa strategia che Vincenzo De Luca e Attilio Fontana stanno mettendo in campo in questo momento.

Ieri lo “sceriffo” campano ha puntualmente magnificato le sorti della sua Campania: unica regione ad aver reso obbligatorio il tampone per i residenti di rientro dalle vacanze estive e a sottoporre il 90% del personale scolastico a test sierologico, prima a ordinare la mascherina anche all’aperto e ad avviare la campagna di vaccinazione antinfluenzale. La Campania dei “miracoli” (perché di questo ha parlato De Luca) è però oggi una delle regioni col più alto numero di contagi. Eppure, il primo settembre scorso, il governatore aveva assicurato che l’impennata di positivi si sarebbe risolta nel giro di una settimana. Tradotto: De Luca è stato incauto e imprudente oppure non ha saputo dominare una situazione delle quale avrebbe dovuto avere un quadro chiaro.

In entrambi i casi il suo approccio è preoccupante perché, durante la finta diretta Facebook di ieri, il presidente campano ci ha risparmiato attacchi ai suoi bersagli preferiti (Juventus, de Magistris, colleghi del Nord) ma non quell’ormai inconfondibile tono punitivo con il quale ha annunciato il coprifuoco per l’ultimo fine settimana di ottobre. Anzi, De Luca ha colto anche l’occasione per bollare Halloween come «un’americanata che è un monumento all’imbecillità». Per carità, certe ricorrenze non fanno parte del dna della Campania, ma le parole del governatore contengono giudizi ideologici inaccettabili e lasciano presagire il tentativo di indirizzare la vita della popolazione in tutti i suoi aspetti, persino nella scelta delle festività da celebrare. Insomma, una deriva pericolosa.

Sul fronte opposto a De Luca c’è Fontana, governatore della Lombardia che resta in cima alla classifica dei contagiati e delle vittime del Covid. Nonostante la sofferenza dei mesi scorsi e i numeri allarmanti di questi giorni, ieri Fontana ha usato toni pacati: pur riconoscendo l’alto numero di contagiati, si è detto «meno preoccupato rispetto a marzo», ha annunciato misure di contenimento del virus «meno drammatiche» e ha delineato una strategia caratterizzata da riduzione dell’affollamento sui mezzi di trasporto e didattica a distanza solo parziale. Eppure, lo ricordiamo, la Lombardia è e resta la regione messa peggio anche in questa seconda ondata del Covid.

Quella stessa regione, però, è quella in cui sono state realizzate – a carico dei privati e senza un solo euro pubblico – le terapie intensive indispensabili per affrontare la pandemia e ancora mancanti in Campania, dove la carenza di personale e di strumentazioni mediche rende di fatto inutilizzabili gli ospedali modulari realizzati da De Luca. I lombardi e Fontana dimostrano di aver ben chiaro l’obiettivo, cioè uscire quanto prima possibile dall’emergenza sanitaria ed economica. Per farlo si sono rimboccati le maniche ma senza farsi distrarre dalle polemiche o cedere al gusto del terrorismo psicologico e del bluff: una strategia che Palazzo Santa Lucia dovrebbe finalmente adottare.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.