Un Dpcm che dovrà risolvere i due nodi fondamentali del Green pass obbligatorio a lavoro dal 14 ottobre prossimo: i controlli e la privacy. Il decreto che il presidente del Consiglio Mario Draghi firmerà oggi sarà fondamentale per risolvere i problemi che potrebbero venirsi a creare venerdì, quando lavoratori e datori dovranno obbligatoriamente presentare e controllare il certificato verde per poter accedere ai luoghi di lavoro.

CONTROLLI NON OLTRE 48 ORE PRIMA – Il datore di lavoro per regolare i turni potrà chiedere il Green pass ai dipendenti non prima di 48 ore antecedenti l’orario di ingresso in ufficio.

“Per far fronte a specifiche esigenze di natura organizzativa, come ad esempio quelle derivanti da attività lavorative svolte in base a turnazioni, o connesse all’erogazione di servizi essenziali – si legge nella bozza del dpcm che regolerà i controlli – i soggetti preposti alla verifica” della certificazione verde “possono richiedere ai soggetti obbligati di rendere le comunicazioni” con “l’anticipo strettamente necessario e comunque non superiore alle 48 ore, ciò anche in relazione agli obblighi di lealtà e di collaborazione derivanti dal rapporto di lavoro”.

Il riferimento alle 48 ore non è ovviamente un caso: chi non è vaccinato dovrà infatti sottoporsi a tampone antigenico per ottenere la certificazione, con una validità del test di due giorni. Da qui dunque la necessità di non richiedere con troppo anticipo il Pass ai lavoratori per evitare che nel frattempo scada.

VERIFICA QUOTIDIANA AUTOMATIZZATA – Il Ministero della Salute per assicurare controlli efficienti in ambito pubblico e privato “rende disponibili ai datori di lavoro specifiche funzionalità” che consentono “una verifica quotidiana e automatizzata del possesso delle certificazioni verdi in corso di validità del personale effettivamente in servizio, di cui è previsto l’accesso ai luoghi di lavoro, senza rivelare le ulteriori informazioni conservate, o comunque trattate”, si legge ancora nella bozza del decreto sui controlli per il Green Pass.

Si tratta, in pratica, di un’applicazione ad hoc per i controlli che il Ministero metterà a disposizione per i controlli ma che rivelerà solo il possesso di un certificato “in corso di validità” e non “ulteriori informazioni” del lavoratore, come la data di scadenza del certificato.

I controlli da parte del datore di lavoro potranno verificarsi “all’accesso, evitando ritardi e code durante le procedure di ingresso, o successivamente, a tappeto o su un campione quotidianamente non inferiore al 20% del personale in servizio, assicurando la rotazione e quindi il controllo di tutto il personale”.

VIETATO CONSERVARE IL QR CODE – E’ invece vietato per i datori di lavoro conservare il QR code sottoposta a verifica, nonché “estrarre, consultare, registrare o comunque trattare per finalità ulteriori rispetto a quelle previste dal presente articolo le informazioni rilevate dalla lettura dei QR code e le informazioni fornite in esito ai controlli”.

Non è l’unico limite per il datore di lavoro: dovrà infatti individuare un responsabile per la verifica delle certificazioni che non potrà essere raccolto dal dipendente perché nessuno è tenuto a sapere se il Green pass derivi da vaccino, tampone o guarigione da Covid.

ANCHE VACCINATI ALL’ESTERO POSSONO RICHIEDERLO – La bozza del decreto evidenzia inoltre che anche gli italiani vaccinati all’estero saranno coperti dal Green Pass, che potranno richiederlo attraverso un modulo online anche per i propri familiari.

LO SMART WORKING – Nel dpcm viene sottolineato che per quanto riguarda il capitolo smart working, “non è consentito, in quanto elusivo del predetto obbligo, individuare i lavoratori da adibire al lavoro agile sulla base del mancato possesso di tale certificazione”.

E’ quindi “pertanto un preciso dovere di ciascun dipendente ottemperare a tale obbligo a prescindere dalle modalità di controllo adottate dalla propria amministrazione”.

VALIDI ANCHE DOCUMENTI CARTACEI – Il dpcm va incontro anche ai cittadini vaccinati, o con tampone negativo, senza Green pass e Qr code. Resteranno validi infatti i documenti rilasciati in formato cartaceo o digitale dalle strutture sanitarie pubbliche o private, dalle farmacie, dai laboratori di analisi, dai medici di famiglia o dai pediatri.

Redazione

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