«Draghi è un giocatore freddo», sibila un ministro del centrodestra. «Sembra che faccia muovere le pedine agli altri ma in realtà è sempre lui che decide tempi e modi. Cerca di condividere i contenuti il più possibile ascoltando tutto quello che gli viene proposto. Poi decide». È vero che il Consiglio dei ministri di stamani (ore 12) sarà meno ricco del previsto. Ma da qui a parlare di «frenata del premier di fronte alle richieste sensate della Lega» o come «conseguenza dei voti leghisti prestati a Fratelli d’Italia nelle votazioni di queste ore», ce ne corre parecchio. «E le posso garantire – sorride lo stesso ministro – che il previsto allargamento del Green Pass ai lavoratori pubblici e privati è solo rinviato. Non per i capricci della Lega ma perché ci sono ancora questioni tecniche importanti che devono essere risolte».

La strategia degli step, procedere gradualmente e a piccoli passi, è la risposta di Mario Draghi ai tatticismi fatti di strappi e giravolte della Lega di Salvini. Che però tanto alla fine è costretto sempre a restare nel solco indicato dal premier e condiviso non solo dai suoi ministri che in Cdm approvano quasi tutto quello che viene proposto, ma anche dai suoi governatori e persino dai suoi elettori visto che in maggioranza risultano, dai sondaggi, favorevoli sia al green pass che all’obbligo del vaccino. Il Consiglio dei ministri di stamani sarà dunque “un completamento di misure in vista dell’avvio dell’anno scolastico” che inizia il 13 settembre. L’allargamento dell’uso del green pass riguarda infatti chi lavora nelle mense scolastiche, il personale delle pulizie e la fascia degli “esperti esterni” che a vario titolo collaborano nelle scuole. Non ci sono obblighi per gli studenti che dai 12 anni in su sono stati autorizzati alla vaccinazione.

L’obbligo invece è già scattato per il corpo docente (le proiezioni dicono a che fine ottobre dovrebbero essere circa ventimila i professori non vaccinati, un numero gestibile), il personale Ata e i dirigenti. Pubblica amministrazione e il settore privato arriveranno nelle prossime settimane, una volta risolti i nodi tecnici e soprattutto giuridici e le divergenze con i sindacati tendenzialmente tutti molto favorevoli all’obbligo del vaccino e un po’ meno all’allargamento del green pass. Una mediazione serve anche con Confindustria: il presidente Carlo Bonomi ha chiesto a Draghi che il costo dei tamponi per gli operai sia a carico dello Stato ma la richiesta è stata respinta. Fin qui i fatti. Poi c’è la narrazione politica.

Ieri la Lega ha votato di nuovo alcuni emendamenti di Fratelli d’Italia e Alternativa c’è (gli ex grillini andati all’opposizione) continuando ad alimentare il cortocircuito logico e politico di una forza di maggioranza (la Lega) che in Cdm vota i decreti Green Pass (sono già due, in votazione alla Camera è solo il primo), ritira i propri emendamenti come atto di distensione, ottiene in cambio che il governo non metta la fiducia e poi tradisce i patti e vota gli emendamenti soppressivi del Green pass presentati da Fratelli d’Italia che sta insidiando Salvini nei sondaggi. Di fronte a questo non-sense ieri il segretario della Lega si è detto “orgogliosamente al governo per bloccare nuove tasse, ius soli, ddl Zan” e soddisfatto perché «l’azione parlamentare della Lega non schiacciata sugli input del governo è finalizzata a difendere il diritto alla salute e al lavoro». Infatti, ha aggiunto, «sono contento di quello che stiamo portando a casa e se il governo ci ascolterà sulla via dei tamponi rapidi e gratuiti a beneficio di famiglie con figli e ragazzi che vanno a scuola, fanno sport e volontariato, vuol dire che abbiamo raggiunto il nostro obiettivo».

Facendo un’attenta analisi logica e un fact checking delle affermazioni di Salvini non è affatto chiaro cosa abbia realmente ottenuto la Lega. Draghi ha detto no ai tamponi gratuiti per due motivi: il costo per lo Stato andrebbe intorno ai 4 miliardi all’anno, soldi in più oltre a quelli già investiti per il vaccino che è gratuito; andrebbe a rallentare la campagna vaccinale che è il vero obiettivo del governo. Le uniche eccezioni riguardano i fragili e coloro che per qualche motivo non possono fare i vaccini. Era già così, non è una conquista di Salvini. Il segretario della Lega rivendica il merito di aver tirato fuori “50 milioni per i tamponi gratuiti”. In realtà già dal 14 agosto il ministro della Pubblica istruzione, al tavolo con i sindacati, ha stabilito un fondo di cento milioni più altri soldi da recuperare nell’ambito di un altro fondo di 350 milioni per i tamponi di chi lavora e opera nella scuola (non solo insegnanti o dirigenti) e non può essere vaccinato.

Ieri mattina Salvini ha sentito Draghi al telefono. I due continuano a parlarsi spesso. «Tutti sapevano tutto delle nostre decisioni e di quello che avremmo fatto in aula», ha spiegato Salvini. È stato il leader della Lega ad anticipare che non ci sarebbe stata alcuna cabina di regia e nessuna estensione del green pass agli ambienti di lavoro pubblico e privato. «Non risulta nessuna estensione del Green pass a tutti i lavoratori del pubblico e del privato, a differenza di quello che ho letto su qualche giornale. Questo mi conforta», ha osservato. Quello che Salvini non dice è che la Lega voterà a favore del certificato verde nel voto finale in aula dopo che il governo avrà dato parere favorevole ad alcuni suoi ordini del giorno. Farebbe parte del patto con Draghi “nel cui governo stiamo orgogliosamente bene” ripete Salvini. Rassegniamoci, sarà così fino a dopo le elezioni. Poi si vedrà.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.