Il Movimento 5 Stelle aspetta il garante, Beppe Grillo che – lo confermano bene informati – arriverà oggi nella Capitale. Nel frattempo resta il rispetto della consegna del silenzio, anche se fra i parlamentari le preoccupazioni non vengono negate. Le nostre fonti confermano: Grillo incontrerà sia Giuseppe Conte che Luigi Di Maio, ma separatamente. Tuttavia la giornata di ieri, trascorsa in un eloquente silenzio, quello che gli stessi grillini definiscono, non senza sofferenza, “giorno di stand by” non lascia intravedere il sereno: questo era il momento di chiudere le liste per le amministrative e la paura, non celata, è che Grillo, stufo delle beghe interne, possa decidere di mandare tutti a “quel paese”.

Nel frattempo ha parlato Giuseppe Conte, a pochi giorni dalla decisione del tribunale di Napoli di sospenderne il ruolo di presidente: con Beppe Grillo «ci incontreremo certamente e ci confronteremo. Stiamo studiando anche con i legali le varie soluzioni. La vita e l’azione di una forza politica non può interrompersi per un provvedimento giudiziario provvisorio e cautelare. Stiamo cercando soluzioni per procedere ancora più forti», ha detto. “Questa volta la va o la spacca”, dice una fonte. “O ci compattiamo o è la fine”. Ma che da un punto di vista giuridico la situazione sia complicata nessuno lo nega: come se ne esce? L’audax quaestio non trova risposte. “Difficilissimo dirlo”, la risposta, mentre c’è chi nota che l’ex premier avrebbe potuto avvalersi nell’iter che lo ha portato sul ‘podio’ M5s di valenti giuristi eletti fra i suoi parlamentari. E resta il nodo della piattaforma su cui indire un nuovo voto: per molti non è possibile bypassare Rousseau e non si può procedere su Sky vote, la rete scelta dopo lo strappo con l’associazione di Davide Casaleggio.

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, era assente giustificato rispetto alla linea del fuoco di Roma: in missione a Lione, per capire come evitare una guerra peggiore di quella con Conte. E in mattinata, alla Camera, pur di non rilasciare alcuna dichiarazione ai giornalisti che lo braccavano si è mostrato capace di doppio slalom da medaglia olimpica. “Tutte le speranze sono riposte in Grillo, è lui che può riassumere tutto”, specifica al Riformista un esponente storico del Movimento. Lo sguardo vola a Genova, dove Grillo sta consultando le poche persone del cerchio magico che sono oggi realmente ascoltate. Si parla di uno studio legale importante. Ma quando le voci si concentrano sullo studio Bonelli Erede, alla prestigiosa legal firm romana si affrettano a prendere le distanze: «Mai ricevuto, né tantomeno sollecitato, il conferimento di alcun incarico da parte di partiti politici. Peraltro, nessun incarico può essere svolto da professionisti dello Studio senza apposita verifica e autorizzazione interna».

Certamente niente da chiedere allo studio romano di Largo Cairoli. Dai discepoli di Alpa sono arrivati solo dispiaceri. E in effetti non tira una buona aria dalle parti dell’avvocato del Popolo. Il piano di Grillo – ci viene detto da un parlamentare che ci incontra chiedendoci l’anonimato – è disposto su tre passaggi conseguenziali. Il primo ed il più urgente, sterilizzare la ferita: silenziando Conte e mettendo anche Casalino sotto formalina, almeno per un po’. Il secondo, ripristinare la governance del Movimento attraverso un presidio di legalità costituito dal collegio dei cinque nomi che dovranno puntellare la cabina di regìa in attesa della nuova votazione del leader. Terzo: ripristinare la war room con Davide Casaleggio, di cui ci dice un’altra fonte attendibilissima: «È in caldo, pronto a tornare in campo sin da subito con la piattaforma Rousseau». E se Conte era tornato su Casaleggio, ospite della Gruber, per rivendicare di averlo fatto fuori da tutto, ecco, si capisce come il giro di ruota non volga a favore dell’avvocato.

Che d’altronde sta per perdere un giro di mano ricco: con le amministrative alle porte, in nessun caso riuscirà a mettere i suoi nei posti chiave, a sostenere in modo determinante questa o quella candidatura. E ci sono crescenti dubbi sulla possibilità che il Movimento riesca a presentare le liste in tutte le città dove si andrà al voto. Si vedono difficoltà serie a Palermo. Si dispera di mettere insieme una lista a Verona, a Lucca, a Monza. Il caso Parma offre un esempio interessante. Lì, nel cuore ricco dell’Emilia, il M5S aveva vinto a mani basse, complice una operazione congiunta della Procura per abbattere la giunta uscente. Il primo sindaco importante del M5S era nato lì: Federico Pizzarotti. Uscito da anni dal Movimento, i grillini di Parma divisi e dispersi, non arriveranno a ripresentarsi in Comune. Si prepara a rientrare in pista, invece, quel Pietro Vignali sulla cui caduta giudiziaria i grillini avevano potuto costruire le loro fortune.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.