Lo sconquasso che sta devastando i 5 Stelle è una vera lezione politica per il Pd, l’unico partito, insieme a Leu, ed è quanto dire, che non si era accorto di niente. La direzione Zingaretti aveva ancora, di tanto in tanto, qualche riserva; la vecchia “Ditta” ogni tanto immetteva, nel proprio comportamento, qualche elemento di coscienza critica, mostrava qualche sospetto o almeno qualche prudenza. Da Letta in poi, i 5 Stelle e Conte diventano il pilastro del progressismo italiano, una potenza federatrice, Conte leader, Conte federatore, senza più riserve di nessun tipo, con un entusiasmo bambinesco, non trovo altro aggettivo, degno di ingenui dilettanti, o di interpreti della politica come un insieme di atti di furba doppiezza.

Il Pd, a suo tempo, aveva già seguito il Movimento nell’operazione di scardinamento del Parlamento con la riforma che ha ridotto drasticamente il numero dei futuri parlamentari, senza accompagnarsi ad altro. Un disastro ulteriore per la democrazia rappresentativa, già gravemente danneggiata dalla ideologia pentastellata che ha giocato la sua partita originaria tutta contro di essa. Niente da fare, tutto andava bene, il governo è l’unica meta, e se non fosse stato per l’asse Mattarella-Renzi, il Pd di Letta (con alle spalle altri grossi calibri di origine Pci) avrebbe ben consentito alla compravendita dei parlamentari, in quel mercato delle vacche che si svolse un anno fa con l’obiettivo irrinunciabile della formazione del Conte-tre: come si faceva senza Conte? Possibile ancora una politica senza di Lui? Quale disastro attendeva l’Italia? Ma come, abbiamo incontrato l’uomo della provvidenza, e vi rinunciamo!

Conte, da fuori, non ha fatto altro che pizzicare Draghi fino all’incredibile comportamento tenuto durante l’elezione del Presidente della repubblica. Conte, uomo inquietante e privo di idee, se non quella di riconquistare in qualche maniera la sua posizione precedente, o almeno di porne le premesse, e finalmente anche all’interno del movimento qualcuno, all’ultim’ora, se ne è accorto. Che dice Letta? Perché non fa sentire la sua voce? Tutto “in cavalleria”, come si dice? In attesa del fronte largo Pd-M5 stelle? Oggi, l’alleanza con il nulla politico?

E’ ora che dall’interno qualcuno ridia voce al Pd. Se il segretario non parla, se interpreta la politica come silenzio, inizi a parlare qualche altro. Nel vuoto politico, e nella crisi delle alleanze che si è disegnata – con una evidenza che di per sé mostrava quanta vuotezza ideale e culturale si nascondesse nei partiti italiani – è l’ora che il principale partito di quella che è stata la sinistra apra una discussione decisiva sul destino del nostro sistema politico. O lo fa ora, o sarà troppo tardi. Il silenzio di oggi è colpevole, e forse auto-distruttivo. La classe dirigente del Pd non può permetterselo, proprio quando gli altri iniziano a discutere, e tutti, anche in un endemico disordine, provano a ricollocarsi.

Ma possibile che non si avverta che si va aprendo a una grande occasione? Per ridar coscienza e volontà di partecipazione a milioni di cittadini, assenti, sfiduciati, perfino a una parte almeno di quel terzo di italiani che nel 2018 votò per qualcosa che non esiste più? Ma aggiungo in fine: non era facile prevederla, questa dissoluzione nel nulla di ciò che come nulla era nato? “Dal nulla, nulla proviene”, è il principio della metafisica occidentale. “Ex nihilo nihil fit”, finiamo in latino.