Il Cremlino sostiene di “aspettare segnali” dal presidente Usa
Guerra in Ucraina, la doppia strategia di Trump con Putin: “Farò alla Russia un grandissimo favore”

Tra Mosca e Washington il telefono ancora non squilla. Ma Donald Trump e Vladimir Putin continuano a inviarsi messaggi. Il tycoon e lo zar vogliono parlare. Il primo aveva promesso che avrebbe posto fine alla guerra in Ucraina entro 24 ore dal suo insediamento. La promessa non è stata mantenuta. Ma il presidente degli Stati Uniti non ha affatto intenzione di abbandonare la pista del negoziato tra Kiev e Mosca.
Ieri, in videocollegamento al Forum di Davos, The Donald è stato chiaro: “In Ucraina ci sono milioni di morti, sia ucraini che russi. È ora di mettere fine a questa guerra”. Durante il suo discorso ha ventilato l’ipotesi di far cadere il prezzo del petrolio in modo da frenare il conflitto paralizzando così gli introiti russi. Ha anche ribadito di volere incontrare Putin. E in questi giorni, il presidente Usa ha avvertito che le alternative rimaste al capo del Cremlino sono due: scendere a compromessi o subire un nuovo e più pesante pacchetto di sanzioni. Trump ha ripetuto la stessa minaccia due volte nell’arco di 48 ore. Ma ha anche detto che ha “sempre avuto un ottimo rapporto con il presidente Putin”, provando a tendere la mano verso Mosca. “Non voglio danneggiare la Russia. Farò alla Russia, la cui economia sta fallendo, e al presidente Putin, un grandissimo favore. Raggiungete un accordo ora e fermate questa ridicola guerra! Non potrà che peggiorare!”, aveva scritto The Donald sul social Truth.
A Mosca hanno ascoltato, letto e preso nota. Il presidente russo, in questo momento, sembra essersi messo in una posizione di attesa. Non lancia troppi ami nei riguardi del suo omologo alla Casa Bianca, ma non vuole nemmeno chiudere le porte. Studia l’avversario, vuole vedere fino a che punto cerca un dialogo, forse aspetta anche per evitare di apparire come colui che spera nel negoziato. E come sempre, anche questa volta ha mandato avanti il suo portavoce Dmitry Peskov. “Naturalmente stiamo osservando molto da vicino tutta la retorica, tutte le dichiarazioni. Stiamo registrando attentamente tutte le sfumature, restiamo pronti al dialogo, il presidente Putin ne ha parlato ripetutamente, per un dialogo paritario, per un dialogo reciprocamente rispettoso” ha detto Peskov. E il portavoce ha lasciato di nuovo aperta la porta: “Siamo in attesa di segnali, in attesa di segnali che non sono ancora stati ricevuti”. Insomma, a Mosca non sono affatto sordi alle proposte del presidente repubblicano. E tutto fa credere che i canali della diplomazia si stiano iniziando a muovere in modo deciso. Anche perché Trump vuole prendere in mano il dossier ucraino il prima possibile.
Volodymyr Zelensky, parlando a Bloomberg, ha fatto un’apertura rilevante. Il presidente ucraino ha detto di non escludere un colloquio con Putin, ma che per arrivare a quel punto, Trump (che ha già detto che l’Ucraina è disposta a negoziare la pace) deve fornire garanzie di sicurezza a Kiev. Gli Stati Uniti non devono però essere da soli. Zelensky ha detto esplicitamente che per arrivare a un dialogo “equo” con la Russia devono esserci garanzie anche dall’Unione europea. L’Ucraina, le sue richieste le ha avanzate da tempo: vuole armi, sistemi che la difendano dai missili russi (ieri nel raid che ha colpito Zaporizhzhya si sono registrati due morti e 24 feriti), e assicurazioni sul futuro ingresso nella Nato e la piena appartenenza al blocco occidentale.
Ma Europa e Usa sembrano procedere su piani diversi. Trump è tornato alla Casa Bianca dissotterrando l’ascia di guerra nei confronti del Vecchio Continente. Ha ripetuto che i Paesi europei della Nato debbano spendere almeno il 5% del Pil nella difesa. Tra le due sponde dell’Atlantico circola anche l’ipotesi che con il cessate il fuoco siano inviate in Ucraina forze di peacekeeping europee, anche se Zelensky ha detto di volere pure truppe americane. Ma la Russia ha già messo in chiaro che non accetterà mai la presenza di forze Nato nel Paese invaso. E ora lo zar potrebbe dare un’ulteriore spinta sui due fronti di guerra: il Kursk e il Donbass.
Nell’oblast russo, l’intelligence ucraina ha avvertito che la Corea del Nord è pronta a inviare ulteriori rinforzi e almeno 150 missili balistici a corto raggio. Altri lanciarazzi di Pyongyang sono già stati individuati camuffati da camion. Mentre nella regione di Donetsk, il ministero della Difesa russo ha annunciato ieri la conquista di un altro villaggio: Solenoye. Un nuovo tassello di un’avanzata russa realizzata con enormi perdite ma che non sembra destinata a fermarsi.
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