L'intervista
Houthi contro Stati Uniti e Israele. Al Sarhi: “Per la de-escalation speranze dall’Arabia Saudita”

In Yemen permane il rischio della ripresa del conflitto tra i ribelli Houthi da un lato e Stati Uniti e Israele dall’altro. Nonostante l’accordo raggiunto grazie alla mediazione omanita tra Sana’a e Washington, i ribelli filo iraniani restano decisi a proseguire i loro attacchi contro lo Stato ebraico e non smettono di provocare gli americani.
La speranza arriva dall’Arabia Saudita
L’ultima arriva dal ministro dell’Informazione e portavoce del governo yemenita non riconosciuto, Hashem Sharaf al Din, secondo il quale “insieme al leader e alle forze armate, il ruolo del popolo nel contrastare e sventare l’aggressione degli Stati Uniti è diventato fondamentale”. L’unica speranza arriva dall’Arabia Saudita che lavora ad un piano di de-escalation. È quanto spiega al Riformista l’imprenditore e attivista yemenita Arhab Al Sarhi. “La continuità dell’accordo di cessate il fuoco tra gli Stati Uniti e le “autorità di Sana’a” dipende da diversi fattori, in particolare l’impegno delle parti a rispettare le promesse fatte, una reale volontà di allentare la tensione e la pressione regionale e internazionale per la calma. Tuttavia, date le tensioni in corso nel Mar Rosso e l’intreccio regionale del conflitto, l’accordo resta fragile a meno che non si traduca in misure concrete sul campo che portino a una soluzione globale”. Al-Sarhi ha aggiunto che “questo accordo è stato siglato dopo una serie di attacchi contro navi legate agli Stati Uniti, sollevando dubbi sul fatto che l’intesa indichi implicitamente la possibilità di prendere di mira navi di altri paesi, in particolare quelle legate a Israele. Ha aggiunto che ciò riflette un problema più ampio con gli accordi parziali, che potrebbero essere interpretati come un via libera al proseguimento di operazioni militari selettive, minacciando la sicurezza della navigazione internazionale e mantenendo la regione in uno stato di tensione”
I cambiamenti
L’ex presidente dell’associazione di amicizia Italia-Yemen ha continuato, affermando: “Finora, le dichiarazioni dei leader Houthi indicano che i loro attacchi contro Israele continueranno e sono direttamente collegati agli sviluppi dell’aggressione contro Gaza. Continueranno a colpire Israele in risposta alla distruzione delle infrastrutture che hanno colpito l’aeroporto di Sana’a e gli aerei della Yemenia Airlines, nonché agli attacchi contro centrali elettriche, fabbriche, il porto di Hodeidah e l’edificio della dogana”. Ha aggiunto: “Credo che la cessazione di questi attacchi dipenda in larga misura dalla continuazione o dalla conclusione delle operazioni militari a Gaza e non è previsto che gli attacchi cessino definitivamente a meno che non si verifichino cambiamenti fondamentali nel panorama politico e regionale”.
Gli scenari
Per questo al-Sarhi ha affermato che esistono più scenari, il primo dei quali è una de-escalation regionale e, con il supporto internazionale e regionale, le fasi di de-escalation potrebbero estendersi fino a includere accordi più completi tra le parti yemenite, tra cui la gestione della situazione umanitaria, degli stipendi e dell’apertura delle strade. Questo è ciò che l’Arabia Saudita sta cercando di ottenere con il nome di “roadmap”, ed è stato accolto con favore a livello globale e nel mondo arabo, con l’Egitto che è il più importante tra coloro che hanno accolto con favore la de-escalation. Ha sottolineato che prima di discutere la visione saudita, è necessario sottolineare l’appello del Consiglio direttivo presidenziale al gruppo Houthi affinché dia priorità agli interessi nazionali rispetto ai programmi dei loro sostenitori esterni e torni al tavolo delle trattative per raggiungere la pace nel rispetto dei quadri nazionali, regionali e internazionali. L’approccio più vicino si riscontra nel contesto degli accordi tra Stati Uniti e Iran e nella visione dell’Arabia Saudita, che è l’alleato più forte in grado di influenzare il governo yemenita e di attuare la visione di un insediamento annunciata nella roadmap.
© Riproduzione riservata