Una piccola quantità di raggi Ultravioletti può disattivare in pochi secondi al 99,9% la carica virale del Sars-CoV-2 contenuta nei droplets. È il risultato, che fa ben sperare, di uno studio dell’Università di Milano, l’Istituto di Astrofisica e l’Istituto dei tumori. La ricerca partiva anche dalla correlazione, verificata dal 15 gennaio a fine maggio su 260 Paesi, secondo la quale minore è la quantità di UvA e UvB, maggiore è il numero di soggetti infetti.

Il team italiano ha utilizzato anche raggi A e B e i risultati sono stati simili a quelli ottenuti con gli UvC. “In pratica – spiega il Corriere della Serai ricercatori hanno posizionato sotto le lampade campioni contaminati con virus prelevato a pazienti positivi, per simulare il materiale che può essere emesso parlando o con uno starnuto. Sono state testate tre diverse quantità di virus: bassa, alta (100 volte la prima), altissima”.

Mario Clerici, ordinario dei Immunologia all’Università di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi, primo firmatario dello studio, ha commentato che i raggi Uv potrebbero essere utilizzati per sanificare i luoghi chiusi come cinema, negozi, uffici, scuole. Le lampade Uv, come sottolineato dal ministero della Salute, “non vanno usate per disinfettare le mani o altre aree della pelle, perché possono causare irritazioni e danneggiare gli occhi”. Si lavora, ha anticipato Clerici, a lampade che possano evitare conseguenze tossiche per l’uomo.

Redazione

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