Sanzione della perdita di due mesi di anzianità. Per chi non seguisse le vicende che riguardano la magistratura potrebbe sembrare una condanna irrisoria. Ed invece, considerati i precedenti su casi analoghi, è una sanzione molto pesante che può segnare la fine della carriera del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo. La sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura lo ha ritenuto ieri colpevole di aver molestato sessualmente la pm dell’antimafia di Palermo Alessia Sinatra.

L’episodio sarebbe accaduto alla fine di dicembre del 2015 in un albergo romano dove i due magistrati alloggiavano dopo aver partecipato a un convegno organizzato da Unicost, il gruppo di cui all’epoca Luca Palamara era il ras indiscusso. La magistrata non aveva mai denunciato la violenza subita. «Mi sembra tutto molto surreale, kafkiano direi. In questa storia sono sia vittima che colpevole: era meglio se non fossi stata creduta», disse in una intervista al Riformista la pm siciliana che fino a quel momento si era occupata di fasce deboli. «Dopo quello che è successo non riesco a occuparmi più di vittime di reati sessuali. Non sono più andata ai convegni, nelle scuole, io che avevo sempre incoraggiato le vittime di questi reati a fare denuncia», aggiunse la magistrata. Il procedimento disciplinare nei confronti di Creazzo, e inizialmente anche di Sinatra, aveva avuto una genesi molto particolare: le chat di Palamara. Quando esplose il Palamaragate, i pm di Perugia decisero di sequestrare il cellulare dell’ex zar delle nomine. Fra le migliaia e migliaia di messaggi che Palamara scambiava con i colleghi, spuntarono anche quelli con la magistrata. A differenza di tutti gli altri, però, la pm antimafia non chiedeva posti o incarichi ma cercava conforto.

Il primo messaggio che balzò agli occhi degli inquirenti era dal contenuto inequivocabile: «Giurami che il porco cade subito». È il 23 maggio del 2019, la vigilia della nomina in Commissione del nuovo procuratore di Roma, e Creazzo è in pole per succedere a Giuseppe Pignatone. «Non mi dire che Creazzo ci crede?», scrive Sinatra a Palamara, «sono pronta a tutto e lo sai». «Io insieme a te. Sempre…», risponde Palamara. «Ma con te il porco ha parlato?», prosegue Sinatra. E Palamara: «Assolutamente no». «Porco mille volte», risponde la magistrata. E poi: «Sono inorridita. Sento kazzate su valori e principi fondanti ed elevatissimi. E su queste basi il gruppo per il quale io mi sono spesa stando nell’angolo, farà di tutto per mettere sulla poltrona di Roma un essere immondo e schifoso». «Io sono disposta a tutto», conclude Sinatra. I messaggi vennero trasmessi alla Procura generale della Cassazione che avviò gli accertamenti. Solo a quel punto si scoprì il segreto che la magistrata aveva rivelato a pochissimi amici, fra cui Palamara.

Quest’ultimo, da abile mediatore, gestiva lo sfogo di Sinatra e le richieste di Creazzo, con cui era in ottimi rapporti.
A settembre del 2017 Palamara scrive: «Caro Peppe se capiti a Roma in questi giorni ci prendiamo caffè?».
«Carissimo – gli risponde Creazzo – non ho in programma di venire almeno nelle prossime due settimane, se tuttavia ritieni posso venire a prescindere da altri impegni dimmi tu». «Non preoccuparti – lo rassicura Palamara – volevo fare il punto su alcune questioni ci sentiamo anche telefonicamente domani un abbraccio». Seguiranno messaggi per il posto di aggiunto a Firenze. Scrive Creazzo: «Carissimo Luca ho incontrato Cosimo Ferri che mi ha espressamente chiesto chi preferisco per il terzo aggiunto fra i due di Mi. Se la scelta si riduce a questa ristrettissima rosa secondo me Dominianni (pm di Mi, ndr) è meglio per profilo e attitudini e per la circostanza, che ritengo ancor più decisiva, che non appartiene già a questo ufficio al contrario dell’altro e dunque porterebbe un rinnovamento, cosa sempre positiva. Questo è il mio pensiero, per quel che vale, nell’ovvio rispetto di ogni decisione che verrete a prendere».

«Si tratta di una sentenza ingiusta, sono innocente. È una decisione conforme alla condanna mediatica che avevo già subito allo scoppiare della notizia», è stato il commento di Creazzo alla lettura della sentenza. Il provvedimento del Csm arriva in un momento delicato per la Procura di Firenze che sta conducendo molte indagini complesse: da quelle sulla Fondazione Open di Matteo Renzi, condotte dal procuratore aggiunto Luca Turco e dal pm Antonino Nastasi, noto alle cronache anche per il caso David Rossi, a quelle sulla fuga di notizie che ha caratterizzato l’indagine di Perugia a carico di Palamara. Ma a parte le indagini di grande risonanza, come potrà Creazzo, che ha presentato domanda per il posto di procuratore nazionale antimafia, coordinare o condurre personalmente i procedimenti per i reati di violenza sessuale dopo questa sentenza del Csm?