Dottoressa Sinatra, come si sente?
«Mi sembra tutto molto surreale, kafkiano direi. In questa storia sono sia vittima che colpevole: era meglio se non fossi stata creduta».

La Procura generale della Cassazione ha esercitato la scorsa settimana l’azione disciplinare nei confronti di Alessia Sinatra, sostituto presso la Dda di Palermo. La magistrata, messaggiandosi con l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, aveva espresso pesanti giudizi nei confronti del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, definendolo un “porco”. Alla base di questo astio ci sarebbe un episodio di avance non gradito. Secondo il pg Giovanni Salvi, la dottoressa Sinatra ha utilizzato impropriamente quei fatti “al fine di ricercare una privata giustizia”, in particolare stoppare la corsa di Creazzo a procuratore di Roma.

Facciamo un passo indietro. Senza entrare nei particolari della vicenda che, credo, in questa fase non sia d’interesse.
Certo, anche perché il fatto è ampiamente riscontrato e documentato.

Dopo quell’episodio cosa fece?
Raccontai l’accaduto a pochissime persone selezionate.

Fra queste persone c’era Palamara?
Sì. Gli raccontai tutto dopo poche ore. Palamara sapeva che non doveva parlarne con nessuno.

E anche alle altre persone a cui raccontò l’episodio disse di non divulgare nulla?
Esatto.

Qual era il suo stato d’animo? È difficile tenere nascosto a lungo un segreto così grande.
Avevo e ho tutt’ora una amarezza sconfinata. Anche perché quando sono divenuti di pubblico dominio i miei messaggi, che dovevano rimanere riservati, con Palamara, si è calpestato il mio dolore. Mi sarà consentito condividere con poche persone selezionate delle vicende personali senza che si sappia in giro?

Certo. Dopo che successe?
Dopo quell’episodio, accaduto a dicembre del 2015, ho sempre avuto paura. Temevo il rischio di potermi trovare nello stesso contesto con quella persona. Se capitava in occasioni pubbliche (Sinatra, Creazzo e Palamara erano tutti esponenti di Unicost, la corrente di centro, ndr) chiedevo che qualcuno si sedesse vicino a me.

A maggio del 2019 con l’avvicinarsi della nomina del procuratore di Roma lei torna su questa vicenda.
Sì. Ma, ripeto, sono sempre commenti pronunciati in contesti privati.

Palamara in questi anni, oltre a tenere il segreto, come si è comportato nei suoi confronti?
Mi è sempre stato vicino, giurando che non avrebbe mai detto nulla. Avevo bisogno di non essere lasciata sola.

Però, mi perdoni una domanda: lei fa il magistrato, si è sempre occupata di reati a sfondo sessuale, perché non ha denunciato subito quanto accaduto?
È stata la scelta più difficile della mia vita.

Non ho dubbi, per un magistrato che non denuncia…
Guardi, l’ho fatto per rispetto nei confronti dell’istituzione.

Istituzione che adesso la manda a giudizio…
E già…

Sapendo come vanno queste vicende quando ci sono di mezzo i magistrati, poteva comunque segnalare l’accaduto nelle sedi competenti. Mi spiego, tutto sarebbe stato secretato, nessuno avrebbe mai saputo nulla ma lei avrebbe…
…la interrompo: io dopo quello che è successo non riesco ad occuparmi più di vittime di reati sessuali. Non sono più andata ai convegni, nelle scuole…

Immagino.
E pensi che ho sempre incoraggiato le vittime di questi reati a fare denuncia. Ho indicato loro gli strumenti per affrontare i processi. Rispettando comunque la volontà delle persone anche quando ritrattavano la testimonianza.

Ha circostanziato l’accaduto davanti alla Procura generale della Cassazione?
Sì. Ho introdotto l’argomento. La persona offesa, però, va sentita in un certo modo. Mi aspettavo un approccio diverso.

Si è pentita?
Ancora non lo posso dire.

Lei non ha chiesto nulla a Palamara. Un caso raro nella lista sterminata di magistrati che si “autopromuovevano”.
Io non ho mai fatto domande per incarichi. Dopo tanti anni di lavoro, potevo anche aspirare a qualcosa. Voglio aggiungere un elemento su questo aspetto.

Prego.
Una certo tipo di donna avrebbe utilizzato il materiale in modo diverso. Mi spiego, un’altra avrebbe chiamato Palamara e gli avrebbe detto: “Senti Luca, ho questa cosa qui. Che facciamo?”.

Molto chiaro.
Ma quanto ho subito non ha prezzo.

Che reazioni ci sono state nel suo Ufficio?
Mi fermano tante persone, anche avvocati. C’è molta solidarietà e vicinanza. Io pensavo che una giustizia superiore rimettesse tutto a posto. Non si può tollerare chi è autore di questi gesti.