Extra Omnes”, l’attesa è finita. Tra calcoli e previsioni è cominciato l’evento che terrà col fiato sospeso milioni di persone da tutto il mondo, in un momento molto delicato per la Chiesa e per la geopolitica internazionale. L’Ora del Riformista non poteva non svilupparsi attorno al Conclave, diviso tra progressisti e conservatori, ma chiamato, a partire da ieri, a nominare il prossimo Pontefice in un’assemblea dalle sfumature sempre più globali.

Alla discussione, moderata da Aldo Torchiaro, hanno partecipato il direttore, Claudio Velardi, Cristiana Caricato, vaticanista di Tv2000, Giuseppe Di Leo, vaticanista di Radio Radicale, Pasquale Ferraro, giornalista de Il Riformista, Serena Sartini, vaticanista del Giornale, e Angelo Scelzo, ex vicedirettore della Sala stampa vaticana. Il dibattito non poteva che cominciare da piazza San Pietro, con Pasquale Ferraro in diretta, interpellato sulla Messa e sul gesto compiuto dal cardinale Re, durante l’omelia, nei confronti di Parolin. Quella dichiarazione “Auguri doppi” che ha aperto le speculazioni di addetti ai lavori e non: «Re ha fatto un’omelia importante, tracciando un identikit generico del prossimo Pontefice e raccogliendo le istanze emerse durante le congregazioni. Dopodiché – si è soffermato Ferraro – c’è stato quel gesto catturato dalle telecamere e rimbalzato su tutti i social. Credo che sia stato semplicemente un augurio, perché Parolin, tra i presenti sull’altare, era l’unico che avrebbe partecipato al Conclave».

Sulle probabilità di conoscere il nuovo Papa in breve tempo è intervenuta Sartini: «Penso che raggiungere 89 voti all’inizio sia abbastanza difficile. I cardinali conosceranno le proporzioni degli indecisi cercando di capire quale sarà il loro posizionamento. L’augurio del cardinale Re a Parolin ha spiazzato un po’ anche noi giornalisti in sala stampa». Il direttore Velardi si è poi concentrato sull’approccio che la stampa ha mantenuto alla vigilia del Conclave: «Mi piace pensare che i cardinali non vengano influenzati dai commenti, in particolare della stampa italiana». E ha proseguito sui nodi che la Chiesa dovrà sciogliere: «La prima questione riguarderà la continuità o la discontinuità rispetto al pontificato di Francesco, sul tema dei diritti e della dottrina che, secondo molti, dovrebbe tornare a essere più centrale».

Di Leo è tornato sull’omelia pronunciata dal cardinale Re, interpretandola: «È molto interessante. Ci dice che il pontificato di Francesco non è stato un pontificato che ha unito. È necessario recuperare la dimensione della comunione intraecclesiale, per poterla proporre fuori, con le altre chiese, e poi fuori dal cristianesimo per un dialogo interreligioso». Con Caricato si è dato spazio alle previsioni: «Le spinte sono diverse e può succedere di tutto. Non credo che valga il vecchio detto che “chi entra Papa esce cardinale”. Il precedente Pontefice ha tracciato una via. Credo che i cardinali saranno intelligenti da non cercare una copia di Francesco, ma qualcuno che apporti qualcosa di nuovo e interessante per l’umanità».

Scelzo ha concluso i pronostici: «Tutto sembra far credere che, entro il fine settimana, avremo il prossimo Papa. Siamo in attesa di una nuova svolta dopo Francesco. È stato accusato di aver trascurato un po’ troppo l’Europa. Con Bergoglio l’asse si è spostato. Nel prossimo pontificato bisognerà vedere in che modo il Vecchio Continente potrà tornare al centro degli interessi».