In Italia vige il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino seguente di oltre un anno. Ed è proprio questa decisione presa dal governo di continuare su questa linea che ha fatto scatenare non poche polemiche. Soprattutto i ristoratori temono l’ennesima beffa: se i ristoranti potranno rimanere aperti anche a cena sarà difficile che tornino tutti a casa entro le 22. E così l’ipotesi di uno slittamento dell’orario alle 23 sembra una speranza per una boccata d’ossigeno per tutti.

L’idea che spinge il Governo a mantenere le restrizioni è quella di limitare le interazioni sociali, soprattutto tra i più giovani che sono anche quelli che avranno il vaccino più tardi. Il Comitato tecnico scientifico (Cts) ha spiegato in una nota che “alla luce delle situazione epidemiologica attuale, il Cts in una strategia di mitigazione del rischio di ripresa della curva epidemica, ritiene opportuno che venga privilegiata una gradualità e progressività di allentamento delle misure di contenimento, ivi compreso l’orario d’inizio delle restrizioni di movimento”. Dunque per il Cts un’ora in più di libertà significherebbe maggiori occasioni di contagio. Ma la comunità scientifica a livello mondiale non dà risposte univoche sull’importanza del coprifuoco per limitare i contagi.

Viola: “Il coprifuoco alle 23 non cambia nulla per i contagi, decisione moralistica più che scientifica”

Nel dibattito entra a gamba tesa Antonella Viola, immunologa, docente di Patologia Generale all’Università di Padova. “Condivido le scelte del governo: riaperture graduali, basate su priorità (la scuola) e rischio limitato (locali all’aperto) – ha scritto in un post su Facebook – Non sono però d’accordo sulla decisione di mantenere il coprifuoco alle 22: spostarlo solo di un’ora sarebbe stato importantissimo per i ristoratori, che avrebbero potuto contare su 2 turni di cena”.

L’immunologa sottolinea: “A fronte di un vantaggio tutto da discutere e dimostrare in termini di contenimento del contagio (ci sono persino discussioni sull’utilità in toto del coprifuoco, figuriamoci se possiamo dimostrare che 1 ora fa la differenza), il danno per le categorie coinvolte è certo e pesante. È una decisione che ha un sapore moralistico più che scientifico”.

Il coprifuoco da solo non basta

Da quando è iniziata la pandemia la nuova “normalità” è fatta di regole da rispettare sempre: indossare la mascherina, lavare spesso le mani e mantenere le distanze. Il coprifuoco è solo una delle nuove norme. “Se vediamo benefici dopo un mese sarà per merito del coprifuoco o di tutte queste misure insieme?” dice Helen Boucher, specialista di malattie infettive al New York Times come riporta il Corriere della Sera. Il professor Ira Longini esperto di biostatistica ed epidemiologia delle malattie infettive presso l’Emerging Pathogens Institute dell’Università della Florida sostiene che le prove sull’efficacia del coprifuoco sono tutto fuorché evidenti.

Studi sul coprifuoco a confronto

Una ricerca pubblicata su Science e condotta a Wuhan ha evidenziato che il coprifuoco e il lockdown hanno sì fatto diminuire i contagi all’esterno, ma li hanno fatti aumentare in famiglia. Al chiuso infatti il virus prospera di più. Un altro studio svolto in Francia e pubblicato su Eurosurveillance ha fatto emergere che il rigido coprifuoco a cui sono stati sottoposti i francesi ha ridotto l’indice di riproduzione dei ceppi storici di Covid ma non è stato sufficiente a fermare le varianti e quindi una nuova ondata. Poi c’è il caso di Tolosa che ha vissuto prima il coprifuoco alle 20 e poi alle 18. Gli scienziati hanno studiato come la chiusura alle 20 avesse ridotto del 38% i contagi, mentre il lockdown alle 18 avrebbe paradossalmente fatto aumentare i contagi. Il motivo? Le persone si precipitano a fare compere prima della chiusura e considerato che le ore di apertura sono minori si concentrano maggiormente.

I ricercatori dell’Università di Deft nei Paesi Bassi hanno condotto una serie di simulazioni per capire l’impatto delle varie restrizioni. “Il coprifuoco notturno aiuta a evitare che il numero di infezioni salga alle stelle e può quindi contribuire a limitare il sovraccarico degli ospedali ma a differenza di un lockdown completo ha bisogno di un periodo più lungo per essere efficace e da solo non basta, andrebbe adottato insieme ad altre misure restrittive – ha spiegato uno dei ricercatori, Amineh Ghorbani, come riporta il Corriere della Sera – Dopo tre settimane, ad esempio, il blocco potrebbe essere allentato, ma il coprifuoco dovrebbe rimanere in vigore per poter mantenere più a lungo l’effetto positivo delle severe restrizioni”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.