“Non sono una prostituta e sono assolutamente sicura di non avere parenti famosi”. Così Karima El Mahroug, 30 anni, ha iniziato la presentazione del suo libro biografia dal titolo ‘Karima‘, scritto con la giornalista Raffaella Cosentino. “Mi è stata data la possibilità di scrivere questo libro – continua El Mahroug – in un percorso che non è stato facile. Mi sono compresa, sono cresciuta e questo libro ha dato voce a me stessa, dopo aver aspettato i tempi della giustizia è arrivato il tempo di raccontare la mia storia. Non sono solo quell’episodio del 14 febbraio 2010″. Inizia così il racconto di Karima che per anni per tanti è stata “Ruby”, dopo essere stata assolta ieri, insieme ad altri 28 imputati, fra i quali il leader di Forza Italia, nel processo Ruby ter.

E ci tiene a fare una precisazione: “Il nome Ruby non mi ha mai rappresentato. Era stato scelto come nickname su Facebook ed è stato poi preso dalla stampa e utilizzato nelle aule di tribunale, ma non sento nessuna appartenenza a quel nome”, ha spiegato intervistata da Rtl 102.5. “Il libro – ha aggiunto – si intitola Karima per questo motivo, spero che da oggi in poi il mondo inizierà ad indentificarmi con il mio nome. Per anni ho perso la mia identità ed è già tanto essere chiamati per nome“. E così, attesi i tempi della giustizia Karima racchiude in un’autobiografia la sua verità e anche come ha vissuto la travagliata vicenda giudiziaria durata anni.

Nel libro racconta gli anni dell’infanzia, le comunità, i maltrattamenti, le ferite del rapporto col padre. Alla biografia ha lavorato un team di donne: “Ho sempre sperato di trovare solidarietà femminile, questo gruppo di donne è un balsamo per la mia anima, mi hanno dato la forza di credere in una rinascita. Essere creduta da delle donne… – ha spiegato con la voce rotta alla presentazione del libro a Milano – non riesco a esprimere bene la mia emotività in questo momento”.

Dice di non aver sentito ancora Berlusconi dopo il verdetto ma “spero ci sia l’opportunità di sentirlo. Sono contenta della sua assoluzione, tredici anni hanno distrutto me ma hanno distrutto anche lui. Questa vicenda non poteva che avere questo fine“. Racconta gli anni del processo: “La parte processuale è stata faticosissima. All’inizio, a 17 anni, c’è stata forse una parte di incoscienza. Poi però gli anni diventavano sempre più lunghi. Mi è stato subito affibbiato un marchio, quello della prostituta minorenne“. Arriva quindi l’accusa per corruzione in atti giudiziari e l’ultimo capitolo, inatteso. “Ieri fortunatamente c’è stata assoluzione, non me l’aspettavo perché ero abituata a ricevere solo il peggio da questa gogna mediatica e giudiziaria”. Un sospiro di sollievo: “Da oggi posso iniziare a vivere da ragazza normale, con una spensieratezza che non c’è stata in questi anni, anni di vita che mi sono stati rubati“.

Il Corriere della Sera, riportando stralci del libro cita: “Ero ufficialmente parte lesa, ma di fatto un giudizio su di me era stato già emesso: una prostituta minorenne. Si dibatté, molto a lungo, se fosse nota o meno la mia reale età. La prostituzione era data per scontata, un dato di fatto. Del resto, cos’altro avrei potuto fare: una così, che balla così, che vive così, che frequenta quei posti lì”. “In effetti alla fine il tribunale così ha deciso: il Presidente non conosceva la reale età… della prostituta minorenne. Amen. Dopo lo scoppio dello scandalo che fece tremare i palazzi, anche la mia vita andò abbastanza in frantumi – prosegue -, analizzando e guardandomi da così lontano, mi vedo in balia degli eventi, della mia inconsapevolezza, di un finto amore. Mi rimprovero di essermi affidata a persone sbagliate, di aver messo in scena azioni che non rifarei”.

Le telecamere, i giornalisti, le persone per strada: tutti volevano vedere la prostituta del Presidente, nessuno che abbia visto una ragazzina di 17 anni, inseguita, usata, fotografata, braccata in ogni momento – conclude-. Le trasmissioni televisive, durante quei mesi, non facevano che parlare del Rubygate, io ero un piccolo anello narrativo necessario ad un racconto che non parlava di me. Ero sotto gli occhi dei riflettori, ma mai a fuoco. Una bambola”. E di quel famoso 14 febbraio 2010 da cui tutto ebbe inizio durante la presentazione ha aggiunto: “Entrare in quella casa, non sapevo neanche dove stessi andando quella sera o chi fosse il presidente Berlusconi”. E quindi taglia corto: dal Cav “non ho ricevuto milioni di euro, non hanno mai trovato niente, sono stata assolta perchè il fatto non sussiste“.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.