Il caso
Il maxidebito, il writer e le indagini: la spy story spacca in due gli avvocati napoletani
Man mano che passano i giorni le voci si rincorrono, le fughe di notizie più o meno fondate, le ipotesi. Quella che coinvolge e travolge il non più fantastico mondo dell’avvocatura napoletana ha sempre più le caratteristiche di una spy story, di un giallo da risolvere, di una storia di veleni e tensioni. Si parte da un dato oggettivo: all’Erario e all’Inps non sono stati versati contributi e tasse per un milione e centomila euro.
Il buco milionario sarebbe frutto di una cattiva gestione in ambito amministrativo ma è chiaro che il caso ha sollevato un polverone che va oltre le responsabilità del singolo abbracciando la gestione delle varie consiliature che si sono alternate dal 2008 ad oggi. Si va a ritroso nel tempo con una sorta di caccia alle morosità da recuperare che però sta attirando polemiche e reclami. Sul milione e passa euro non versato sono stati presentati due esposti: uno a firma di tre consiglieri dell’opposizione che giorni fa si sono anche dimessi e hanno chiesto lo scioglimento del Consiglio e uno presentato dal presidente Antonio Tafuri del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli. Da questi esposti sono scaturiti due fronti di indagini: uno della Procura e uno della Corte dei Conti.
Da venerdì c’è un nuovo filone investigativo, il terzo, e riguarda la caccia al writer e ai suoi complici, autori delle scritte offensive apparse venerdì di buon mattino sulle pareti del Tribunale, e in particolare negli uffici della Camera penale, lungo le scale che conducono alla sede dell’Ordine degli avvocati napoletani e nella sala dell’associazione dedicata alla memoria del presidente Franco Landolfo. Luoghi scelti sicuramente non a caso, luoghi simbolici per la classe forense e più in generale per chi vive Palazzo di giustizia. L’obiettivo di chi ha messo in atto questa azione deve essere stato sicuramente quello di ottenere una certa platealità visto che le scritte offensive («1.100.000 fuori i ladroni») sono state impresse a vernice spray rossa sulle pareti più a vista del Tribunale. La Digos sta lavorando al caso, ha visionato già i filmati delle telecamere del circuito di videosorveglianza interno a Palazzo di Giustizia e pare che una vera svolta sia vicina. Ci sono persone individuate, ci sarebbe un primo identificato pronto per essere iscritto nel registro degli indagati.
C’è da aspettarsi che sia pronto ad esplodere anche il clamore mediatico che avrà la svolta investigativa. Clamore mediatico e politico, perché non dimentichiamo che la classe forense napoletana si avvia verso una nuova fase di rinnovo delle cariche e quindi di elezione dei suoi rappresentanti in seno al Consiglio. Se ci sia o meno un filo sottile a legare i vari accadimenti saranno le indagini a chiarirlo, sta di fatto che la categoria degli avvocati è spaccata, divisa in due quando non è confusa, disorientata, e alla ricerca della onorabilità perduta. Tutto quello che è accaduto non ha messo in buona luce la categoria che già veniva da anni difficili a causa della pandemia, del lockdown, delle difficoltà vissute dalla professione come tutte le libere professioni. Insomma questo tempo aveva server a ripartire alla grande e invece è fermo al buco milionario, al raid in Tribunale, ai sospetti, ai dubbi, alle accuse.
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