Scritte choc nel Palazzo di giustizia
Scritte contro avvocati, il vuoto di sicurezza nel Tribunale di Napoli e il malessere della classe forense
È un dato di fatto che l’avvocatura e soprattutto quella napoletana stia vivendo un doloroso momento di crisi senza alcun precedente testimoniato dal fatto che ieri mattina nella sede della Camera penale di Napoli e in altri luoghi del Palazzo di Giustizia sono apparse numerose violente scritte di protesta contro i rappresentanti della categoria riferite all’oscura vicenda del mancato versamento da parte del Consiglio dell’Ordine di oneri per oltre un milione di euro. Nello stesso tempo si ha notizia della notifica a numerosi avvocati sotto minaccia di sospensione dall’albo di richieste di pagamento per somme a volte inferiori a due euro, persino di settanta centesimi, che hanno creato ancora maggior risentimento tra tutti gli iscritti.
Molte della somme di cui si assume il mancato pagamento sarebbero relative a debiti assai remoti nel tempo e quindi prescritti ma l’ordinamento professionale è molto severo per cui, comunque, i presunti debitori sarebbero passibili di sanzioni disciplinari sino alla sospensione nel mentre potrebbe anche ipotizzarsi la responsabilità contabile di coloro che dovevano curare la riscossione ed essendo il Consiglio un ente pubblico potrebbe esserci l’intervento della Corte dei Conti. A questo caos si aggiunge il fatto che molti dei presunti “morosi” asseriscono di aver pagato quanto richiesto o comunque dichiarano la, in verità comprensibile, impossibilità per il tempo trascorso di dare prova dell’avvenuto pagamento. A questa situazione di per sé esplosiva che avrebbe dato luogo alla presentazione di numerosi esposti a diverse autorità si somma oggi il nuovo capitolo delle scritte con la bomboletta spray apparse in diversi luoghi del Palazzo di Giustizia.
Quest’ultimo capitolo di questa triste vicenda apre la strada ad altri interrogativi sulla sicurezza del Palazzo di giustizia dove, a quanto si vede, è possibile introdursi e trattenersi agevolmente per compiere plateali attività illegali che necessariamente richiedono del tempo che non può non essere sintomo di un gravissimo disagio dell’avvocatura da un lato e di assoluta assenza di sicurezza e controlli dall’altro. Come possa essere possibile quanto è avvenuto in una situazione in cui in ogni strada vi sono efficientissimi sistemi di sorveglianza era e rimane assolutamente inesplicabile e per questo ancor più grave, ma è comunque sintomo di una situazione di gravissimo malessere che non ha alcun precedente e che, secondo me, ha una serie di ragioni legate alla progressiva marginalizzazione culturale ed economica dell’avvocatura che si manifesta nel suo progressivo distacco dalle dinamiche reali della società. La verità è che gli avvocati non capiscono cosa accade e non si capiscono neppure tra loro ma dopo quello che è accaduto quello che appare evidente è il repentino crollo di un assetto della categoria che era rimasto stabilissimo per generazioni. Insomma il mondo anche nei tribunali cambia, non necessariamente in meglio ma cambia, con una velocità davvero incredibile, e soprattutto cambia senza né regole né direzioni di sorta.
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