Il nuovo Napoli di Luciano Spalletti doveva ancora una risposta, a se stesso e ai tifosi, sulle proprie ambizioni e sul futuro. Le partite contro Juventus e Leicester sono servite a confermare l’impressione di una squadra forte e in crescita, sotto il profilo tecnico e mentale. Certo, si sono visti anche i limiti di una rosa con pochi difensori di livello, a parte il monumentale Kalidou Koulibaly, e ancora priva di elementi importanti, causa infortuni più o meno lunghi. Ma il Napoli ha largamente dominato contro la Juventus e imposto il proprio gioco anche in Inghilterra, cosa che alle squadre italiane riesce sempre piuttosto complicata. Victor Osimhen  è tornato, dopo la fesseria contro il Venezia, e il portiere delle Foxes, il figlio d’arte Kasper Schmeichel, se lo sognerà pure di notte, dopo un pallonetto beffardo e un colpo di testa da antologia.

Il primo tour de force della stagione, con sette partite in 21 giorni, è cominciato bene, anche se il Napoli deve ancora vincere la partita più importante: riportare il calore e la passione delle curve allo stadio Maradona. Il regolamento d’uso dello stadio e le multe salatissime comminate per motivi risibili, dallo sventolio di una bandiera al cambio posto all’interno dello stesso settore, hanno determinato l’assenza del tifo organizzato in curva A e curva B. Una perdita drammatica per una squadra che fa della passione e del sostegno dei propri tifosi uno dei propri miti fondativi, insieme a Diego Armando Maradona. Una situazione insensata e priva di logica, perché in Italia si vedono striscioni, bandiere e spazi riservati ai gruppi in tutti gli stadi della serie A, tranne che a Napoli. E non se ne comprende francamente il motivo. Il presidente Aurelio De Laurentiis ha riproposto le sue idee visionarie di riforma delle competizioni internazionali: benissimo, ma se trovasse anche il tempo di discutere e risolvere con prefetto e questore il tema delle standing areas nelle curve farebbe un piacere a se stesso e alla città.

Anche il Comune di Napoli guarda al futuro, con le elezioni ormai a un passo. L’ultimo Consiglio comunale è riuscito nell’impresa di approvare il bilancio in zona Cesarini, grazie ad assenze strategiche e graziose presenze dell’opposizione che hanno ancora una volta assicurato il numero legale a un’amministrazione priva di maggioranza da mesi. Più che di bilanci, si dovrebbe parlare di numeri al lotto, tanto aleatori e dubbi sono i documenti contabili approvati, ma nessuno o quasi voleva il commissariamento della città a due settimane dal voto; in primis, i tanti consiglieri comunali transitati sotto le insegne della große koalition di Gaetano Manfredi, con la speranza di una rielezione e la promessa di un ennesimo colpo di spugna sulle responsabilità del passato. E così il “sindaco a distanza” Luigi de Magistris, per una volta in presenza, ha potuto accomiatarsi indisturbato dalla città, parlando di «giornata storica» e di «dieci anni indimenticabili». Tutto vero, perché un bilancio consuntivo chiuso con circa due miliardi e mezzo di disavanzo passerà senz’altro alla storia. Ma sarebbe grave se passasse anche in cavalleria.