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Altro che Juve e partiti: lo spauracchio di Dela e Dema è il bilancio
Pur con un piede e mezzo oltre l’uscio di Castelvolturno, il subentrato Andrea Petagna ha regalato al Napoli una soffertissima vittoria a Genova. Spiazzato dall’incornata di Marassi, il presidente Aurelio De Laurentiis, che aveva già dato il suo assenso al trasferimento del centravanti di scorta alla Sampdoria, ha dovuto fare marcia indietro, rinunciando a circa 400mila euro per il prestito annuale e al risparmio di un altro ingaggio, nell’affannoso e fallimentare tentativo di ridurre le perdite causate dalla pandemia e da due anni di Champions mancata.
Alla fine, però, hanno prevalso le ragioni sportive su quelle di bilancio e Petagna è rimasto. Ed è arrivato anche il mediano che mancava, il camerunense Zambo Anguissa: muscoli, centimetri e dribbling al servizio di Luciano Spalletti. Con il recupero degli infortunati, il nuovo allenatore avrà a disposizione una rosa interessante per puntare ai primi posti, con l’unico dubbio amletico di Faouzi Ghoulam che il Napoli si trascina da quattro anni. Considerate le premesse di luglio, quando De Laurentiis aveva messo praticamente tutti in vendita, è un finale di mercato apprezzabile per i tifosi. Decisamente meno per la proprietà che vede materializzarsi lo spettro di un bilancio 2021 in perdita paurosa e da coprire necessariamente con gli utili a riserva, quel “Mio Tesoro” che De Laurentiis venera con lo stesso morboso attaccamento che l’Euclione di Tito Maccio Plauto aveva per la sua pentola d’oro.
Saranno queste angosce ad aver spinto il club a proporre prezzi altissimi per la prossima partita al Maradona, la sempreverde Napoli–Juve. Alcuni dicono che i prezzi sono in linea con il mercato e le partite di cartello della serie A; sarà, ma Napoli non è Milano bensì la capitale nazionale del reddito di cittadinanza e della disoccupazione giovanile e il livello di servizi e accoglienza dello stadio partenopeo non è nemmeno lontanamente paragonabile agli standard europei. Tanto per fare un solo esempio, le code interminabili di Napoli-Venezia, dovute al numero irrisorio di steward e di varchi disponibili, non avrebbero meritato alcun corrispettivo, nemmeno il prezzo di un euro e 50 centesimi che il Napoli ha generosamente previsto per l’amichevole di lunedì contro il Benevento.
Seppur in perdita e nonostante le proteste baresi sempre più feroci contro i De Laurentiis, la Filmauro approverà comunque il suo bilancio nei tempi previsti. Il Comune, invece, a un mese dalle elezioni è ancora privo del suo, e il “sindaco a distanza” Luigi de Magistris è stato formalmente diffidato dal prefetto, pena lo scioglimento anticipato e il commissariamento. L’“esule silano” ha gridato al complotto, ma la triste realtà è che la maggioranza e la giunta si sono squagliate da mesi e non ci sono più i numeri per approvare un bilancio che sarebbe, soprattutto sul versante delle entrate, un pericoloso esercizio di fantasia. I poveri candidati evitano comprensibilmente l’argomento, che toglierebbe sapore alla sfida elettorale e fascino alle promesse che abbondano tra i vicoli della città, ma tutti sanno che è il dissesto, ormai, il vero nemico alle porte.
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