Il suo caso ha ricevuto molta attenzione solo negli ultimi giorni, grazie al giornalismo che ha acceso i riflettori sulle sue condizioni. In maniera particolare dopo le immagini in aula di tribunale con le manette e i lucchetti a mani e piedi. Ma Ilaria Salis è in carcere da 11 mesi in Ungheria. E già a ottobre scriveva in un memoriale come era stata trattata nella prigione di Budapest. Una richiesta di aiuto nei confronti di un ex politico italo-ungherese della sinistra radicale ora al consolato, incaricato di far da tramite con il suo avvocato italiano, spiega il TgLa7 che ha visionato il documento.

Ilaria Salis, i maltrattamenti e le condizioni nel carcere in Ungheria

Ilaria Salis ha raccontato il suo arresto, di come sia stata lasciata senza vestiti, ma solo con mutande, reggiseno e calzini: “Sono stata costretta a rivestirmi con abiti sporchi, malconci e puzzolenti che mi hanno fornito in questura e a indossare un paio di stivali con i tacchi a spillo che non erano della mia taglia”. Ci resterà per cinque settimane: per sette giorni, invece, non avrà la carta igienica, il sapone e gli assorbenti, che riuscirà a trovare solo grazie all’aiuto di una detenuta ungherese.

“Sono rimasta per 5 settimane senza ricevere il cambio lenzuola, non le cambieranno per altre 3 o 4″ aveva scritto nel memoriale. “Per i primi 3 mesi sono stata tormentata dalle punture delle cimici da letto. Oltre alle cimici, nelle celle e nei corridoi è pieno di scarafaggi. Nei corridoi esterni spesso si aggirano topi” ha aggiunto

Il cibo del carcere di Budapest

Non solo problemi con l’igiene. In carcere a Budapest si fa fatica anche con il cibo, spiega Salis: “Il carrello passa per la colazione e per il pranzo ma non per la cena. A colazione si riceve una fetta di salame spesso in cattivo stato. A pranzo danno zuppe acquose in cui c’è pochissimo cibo solido, ma dove spesso si trovano pezzi di carta e di plastica, capelli o peli”.

Ilaria Salis, l’ora d’aria e il tempo libero

“Si trascorrono 23 ore su 24 in cella completamente chiusa: c’è una sola ora d’aria al giorno e la socialità non esiste. Tutte le mattine ci svegliamo alle 5.30. Ogni volta che dobbiamo sostare in corridoio dobbiamo stare rivolte verso il muro” raccontava Ilaria Salis nella sua lettera. Per sei mesi non ha potuto comunicare con la sua famiglia, non può neanche iscriversi alle lezioni di scuola elementare ungherese perché “non parla ungherese”. L’unica possibilità di svago è un laboratorio di attività manuali, ma non viene pagata “in quanto detenuta straniera”.

I controlli sanitari

Per via di un nodulo da tenere sotto controllo, a marzo – un mese dopo l’arresto – avrebbe dovuto effettuare un’ecografia in Italia, già programmata. Ovviamente essendo in carcere in Ungheria salta, la riuscirà a fare solo a giugno, ma non le consegnano il referto: “La dottoressa mi ha detto a voce che andava tutto bene e che non dovevo svolgere altri controlli”.

Ilaria Salis, le sue condizioni erano conosciute dalla diplomazia

Nel memoriale, Ilaria Salis spiega che le condizioni in cui si trova in carcere erano già conosciute dalla diplomazia italiana a ottobre, anche che ogni volta che esce dalla prigione viene trasportata ammanettata e al guinzaglio. Da qui l’appello ai suoi legali: “Gli avvocati ungheresi dicono che non si può far niente perché per loro tutto ciò è assolutamente normale ma so che in Italia non è per niente normale”.

Redazione

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