Fa molto male il ministro Francesco Lollobrigida a non guardare i telegiornali (è quello che intende dare a bere quando sostiene di non aver visto le immagini di Ilaria Salis nell’aula di giustizia a Budapest con i ferri a mani e piedi). Se vedesse anche le trasmissioni giornalistiche, anche e soprattutto quelle lontane dalla sua parte politica, imparerebbe qualcosa. Perché l’allucinante vicenda di Ilaria Salis, detenuta da un anno in un carcere della capitale ungherese in condizioni non compatibili con la civiltà giuridica europea, è stata tirata fuori dai giornalisti, e segnatamente da Corrado Formigli che ha ospitato due settimane fa nel suo Piazzapulita (La7) il padre di Ilaria che in quella circostanza raccontò tutta l’odissea della figlia.

Il signor Roberto Salis ha raccontato che la figlia è stata per giorni senza carta igienica, sapone e assorbenti e che ci sarebbero i letti del carcere infestati da cimici. E ancora, riferendo le parole della detenuta italiana: “Sono stata costretta a indossare abiti sporchi e un paio di stivali con i tacchi a spillo che non erano della mia taglia, ho dovuto partecipare all’udienza di convalida così abbigliata”.
L’abbiamo vista tutti in tv, compreso l’ineffabile Lollobrigida, altroché, con i ceppi ai polsi e alle caviglie. Alcuni giorni dopo la puntata di Piazzapulita la vicenda era stata ripresa, sempre con il papà di Ilaria in studio, da Marco Damilano nel suo Il cavallo e la torre (RaiTre). Quindi sono intervenuti i giornali, poi i telegiornali della Rai, sempre lenti, e quindi finalmente la vicenda è arrivata alle orecchie della politica che per un anno evidentemente ha dormito.

La morale della favola, per chiudere qui con Lollobrigida, è che non tutti i giornalisti vivono nello champagne, come ha asserito il ministro che blocca i treni, ma ci sono ancora per fortuna cronisti che scovano le magagne e danno la sveglia ai politici. Che poi nel caso specifico a tirar fuori la vicenda di Ilaria Salis sia stata una trasmissione detestata da Lollobrigida e da sua cognata dovrebbe fare riflettere il primo e la seconda, ma vedano loro. Il punto interessante della storia è che si è fattualmente dimostrato che il giornalismo vero è un architrave della democrazia e della difesa dei diritti: d’altronde da che mondo è mondo esiste per questo. Malgrado i macroscopici difetti e problemi del giornalismo italiano, spesso pigro, alla ricerca dell’effettaccio, quando non addirittura prono al potere – gli esempi davvero non mancano – a maggior ragione va sottolineato il valore della libera stampa e della libera televisione.

E qui non si può tacere il crescente ossequio dei tg della Rai al governo, alla maggioranza, ai ministri e alla presidente del Consiglio. Ma la storia di Ilaria Salis rivela anche un aspetto più inquietante, e cioè come abbiamo già accennato che la politica, tutta la politica, ha dormito per un anno. E con lei probabilmente anche la giustizia del nostro Paese. E soprattutto l’ambasciata italiana nella capitale ungherese che ha rapporti intensissimi con il governo italiano data la particolare “simpatia,” che Giorgia Meloni nutre per il regime di Budapest guidato dall’amico Viktor Orbàn. Ora, al netto delle responsabilità di Ilaria che andranno accertate, è semplicemente allucinante che nelle istituzioni italiane nessuno abbia ascoltato la protesta del signor Salis che pure aveva scritto due volte – due volte! – alla presidente del Consiglio senza ottenere risposta, e poi ancora alla Farnesina, riguardo a quello che stava capitando alla figlia nelle carceri di Budapest. Non sappiamo se i partiti di opposizione fossero informati. Ma certo il governo sapeva. E non ha mosso un dito. C’è voluto Corrado Formigli. Onore al giornalismo: una volta tanto merita un calice di champagne.