È curioso: non esiste più un fascismo sulla faccia della Terra, ma crescono si moltiplicano gli antifascisti. Specialmente in Italia. Essendo nato nel 1940, quando andai all’università era pieno di fascisti o meglio di neofascisti guidati dai vecchi fascisti come Caradonna e lo stesso Almirante che compariva nelle grandi fotografie degli assalti all’università La Sapienza di Roma e io i miei coetanei eravamo lì a prendere botte sia dalla polizia sia dai neofascisti. Il mondo intorno a noi era tutto fascista perché erano vivi tutti coloro che erano stati giovani sotto il fascismo, anche se molti poi erano diventati antifascisti militanti. C’era il fascismo in Spagna con il generalissimo Francisco Franco che faceva garrotare gli anarchici in piazza dal boia.

C’era il fascismo portoghese di Salazar e dei suoi feroci militari. Nel 1967 il colpo di Stato dei colonnelli installò un regime di fascismo militare ad Atene per cinque anni e noi combattevamo per l’eroe Alexandros Panagulis a rischio della pelle. Poi la giunta militare fascista di Buenos Aires e col colpo di Stato contro Salvador Allende l’aggiunta militare del generale Pinochet. Guardatevi intorno, tutto questo è sparito. È finito quello europeo. Gli americani hanno uno sfrenato orgoglio nazionale e cantano con la mano sul cuore e la lacrima sul ciglio il loro inno nazionale The Star-Spangled Banner. E quando vogliono indicare lo spazio del loro paese lo chiamano country e quando parlano del loro popolo dicono “our nation”. I Curdi, privi di una loro country, sono una nazione.

Eravamo d’accordo che i partigiani fossero patrioti, di sinistra o di destra come la medaglia d’oro Edgardo Sogno. Eravamo d’accordo che il tricolore fosse un oggetto collettivo come l’Union Jack degli inglesi: e i marsigliesi cantavano “Allons enfants de la Patrie”, In Russia non è mai esistita una Seconda Guerra Mondiale ma una Grande Guerra Patriottica. La sedia su cui siede la statua di Abraham Lincoln è tutta decorata di fasci littori perché erano l’emblema repubblicano adottato dalla Rivoluzione francese e da tutti i movimenti socialisti europei. Mai sentito parlare dei Fasci Siciliani?

E il brutto ceffo Benito Mussolini con le sue bande assassine al soldo degli agrari non era forse stato il darling di tutte le sinistre mondiali, il sindacalista ricercato da tutte le polizie, cacciato dal partito socialista perché come tutti i leader mondiali di sinistra voleva fare la guerra per arrivare alla rivoluzione? Con lui c’erano Palmiro Togliatti, Emilio Lussu, Pietro Nenni ancora repubblicano, tutti in prima linea con le migliaia di italiani ebrei che avevano combattuto per il Risorgimento. Quando arrivarono le infami leggi antisemite del 1938 gli italiani ebrei ebbero come prima reazione non la paura, ma il disprezzo nei confronti di un traditore.

Ma che soltanto le bande nere usassero la violenza armata e paramilitare contro inermi operai e contadini è metà della verità: basta sfogliare i tre volumi di Roberto Vivarelli sulla Storia delle origini del fascismo. L’uccisione, la violenza, le bande armate nazionaliste con la camicia blu, gli arditi del popolo con la camicia rossa, i fascisti con la camicia nera, più settori dell’esercito e della polizia disegnano un panorama lontanissimo dal cliché di un’Italia liberale in cui una banda di malfattori prese il potere. Mussolini era un giocatore spregiudicato e sanguinario tanto quanto Lenin, Trotskij e lo stesso Togliatti che metterà a morte a Mosca su ordine di Stalin i comunisti italiani rifugiati in Unione Sovietica. E gravissime furono le colpe di un Parlamento che anziché dare battaglia sul campo di battaglia si rifugiò nelle aule aventiniane, cosa riconosciuta assolutamente da tutti. Il fascismo è morto, stramorto, non c’è più un paese fascista, non c’è un partito fascista, non c’è un leader fascista che voglia instaurare il fascismo da nessuna parte del mondo.

Ma tutti vogliono cantare la loro Bella Ciao, benché si tratti di una canzone composta nel 1948 per essere presentata al Festival della gioventù comunista di Praga. Quando prese vita la CEE, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, i comunisti erano violentemente contrarti e rievocavano lo spettro dello Zollverein tedesco. Non c’è mai stata in Italia una Bad Godesberg che, come in Germania, avesse fatto ammenda del comunismo per trasformarsi in socialdemocrazia. La parola “nazione” dovrebbe contenere come una matrioska il nazionalismo e quindi il fascismo e l’autoritarismo? Quest’idea fa a pugni con tutte le esperienze dei paesi floridi nelle istituzioni, a meno che per nazionalismo non si intenda l’idea idiota per cui il proprio paese vale più altri per il fatto che ci sei nato tu.

Ma il concetto di nazione come popolo unito da caratteristiche comuni, che vanno dalla lingua alle sue tradizioni, è un fatto incontestato in ogni paese del mondo. Putin pretende di legittimare l’invasione dell’Ucraina per difendere i nazionalismi delle minoranze. Il populismo fu inventato dall’Uomo Qualunque di Giannini e rappresentava il povero cristo spremuto da uno stato che lo vuole privare di ogni diritto. Questo è il retroterra di tutte le rivoluzioni, dalla francese alla sovietica, veri monumenti del populismo più becero, con le tricoteuses che facevano la calza accanto alla ghigliottina per il piacere di vedere la faccia dei decapitati.

Siamo sicuri che il problema dell’Italia da un punto di vista democratico non stia nel fatto che non esiste più – da quando è crollata l’Unione Sovietica – un partito in grado di crearsi le sue proprie radici identitarie e proporsi come interprete di tutti i lavoratori e di tutti coloro che chiedono giustizia sociale? Si avverte una libido di resistenza in chi non ha la più pallida idea di che cosa sia stato il fascismo perché non era nato.

Mio nonno Primo Balducci, redattore capo della Nuova antologia e socialista, fu assassinato nel 1921 e il suo assassino fu amnistiato dal fascismo. L’altro mio nonno, Vincenzo Guzzanti, antifascista storico fra i docenti del liceo Visconti e poi agente degli americani per la liberazione di Roma, fu arrestato e torturato a via Tasso. Io, senza farmene alcun vanto, ho preso un sacco di botte dai neofascisti negli anni ‘60 e ‘70 in cui oltre alle Brigate Rosse c’erano anche le Brigate Nere dei Nar. Tutto ciò è finito. Svegliamoci, signori: la guerra è finita. E se non lo fosse, saremmo noi a darvi l’allarme.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.