Non è del tutto indifferente per noi sapere come gli altri ci vedono, come interpretano le nostre complicate, spesso indecifrabili alchimie politiche. L’altra sera un affabile Varoufakis, ospite di “Di martedì”, parlando di Giorgia Meloni ha detto, senza battere ciglio, che è fascista. Agitazione in studio, risatine imbarazzate, proteste generali. Qualcuno ha perfino invitato il povero Varoufakis, come in duello, a un confronto seminariale sulla storia del Msi (quasi una pena del contrappasso!) dove ne uscirebbe certamente “con le ossa rotte”.

Ora, anche io vorrei rassicurare l’ex ministro greco. Non siamo alla vigilia di una marcia su Roma, il fu Msi si è costituzionalizzato e il centro-destra governa 14 regioni su 19. Però se intellettuali stranieri, anche autorevoli, ci vedono così, bisognerà trarne delle conclusioni. Prendiamo un altro caso. Mi capita di leggere una bella recensione, sul prestigioso mensile inglese “Literary review”, di Richard James Boon Bosworth, storico australiano, massimo esperto di Mussolini e di fascismo (i suoi libri sono pubblicati da Mondadori), a Fascism in the family. Edda Mussolini: the most dangerous – ovvero “Fascismo nella famiglia. Edda Mussolini: la donna più pericolosa”, (Chatto and Windus), di Caroline Moorehead (specialista di biografie romanzate). In attesa di leggere Antonio Scurati, che in ogni caso si muove su un terreno diverso, diciamo più storia delle idee che gossip, più riflessione antropologica sugli italiani che melodramma popolare, guardiamo da vicino la biografia di Moorehead.

Il punto di partenza dell’articolo di Bosworth è intrigante, ma soprattutto, come vedremo, le sue conclusioni ci riguardano da vicino. Dunque, il tema è: cosa pensano della famiglia i grandi dittatori del ‘900? Hitler non se ne cura troppo (le sue perversioni sessuali sono leggenda), Stalin aveva (probabilmente) tre figli ma la sua vera famiglia era il partito. Mentre Mussolini, effettivamente, il primo dittatore del secolo – diffidare delle imitazioni! – aveva 5 figli legittimi e ben 9 figli “naturali” avuti con varie partner. La preferita era Edda – il nome viene da Hedda Gabler di Ibsen (al duce piaceva dare alla figlia una “spruzzata intellettuale”). Bosworth, che ha insegnato per molti anni a Oxford, si sofferma sul libro, sulla storia di Edda, interpretata come “una tragedia della vita reale”. Ne ripercorro velocemente tappe e passaggi decisivi, seguendo la traccia della recensione, anche se per un lettore italiano sono fatti arcinoti.

Il 24 aprile 1930 Edda sposò Galeazzo Ciano, un giovane brillante che il 9 giugno 1936 divenne il ministro degli Esteri più giovane d’Europa, ricoprendo tale carica fino al 6 febbraio 1943, anni importanti durante i quali l’Italia si unì all’Asse e, dal 10 giugno 1940 – sottolinea Bosworth – fu “l’assistente ignobile” della Germania nazista nella Seconda Guerra Mondiale. Dopo aver perso questa posizione, Ciano fu nominato ambasciatore presso la Città del Vaticano. Da lì si unì, sia pure in modo controverso, ai gerarchi del partito fascista che complottavano per rimuovere il Duce. Fu tra i membri del Gran Consiglio del Fascismo che, nella notte tra il 24 e il 25 luglio, votarono sfiducia a Mussolini. Il pomeriggio successivo il re Vittorio Emanuele III pose fine alla dittatura.

Ma il tentativo di ritirare l’Italia dalla guerra fallisce. L’8 settembre i tedeschi iniziarono ad occupare il paese a Nord di Salerno. Quattro giorni dopo, Mussolini fu prelevato da un pilota delle SS sul Gran Sasso, cedendo alle pressioni tedesche, ristabilì uno stato fascista, noto come Repubblica Sociale Italiana, nella metà settentrionale della penisola. Gli fu lasciato il ruolo umiliante di dittatore fantoccio (per inciso: non ho mai capito come i fascisti repubblichini potessero conciliare amore – anche sincero – per la patria, virile orgoglio nazionalista e la appartenenza a un evidente stato fantoccio, servo dello straniero). Nonostante i loro dubbi, Ciano ed Edda si rifugiarono presso i tedeschi. Ma i nazisti e i vertici della Rsi chiesero una punizione per il 25 luglio, pensando proprio a Ciano. Mussolini, pur consapevole dei propri fallimenti e delle proprie colpe, decise, “con grossolana codardia” (Bosworth) di far sottoporre il genero a un processo farsa a Verona che si concluse con una esecuzione.

Edda muore nel 9 aprile 1995, alla fine di un’esistenza oscillante tra politica, gioco d’azzardo e problemi di alcolismo (almeno secondo la biografa), mentre pare che con Galeazzo diede vita a una specie di coppia aperta, che contemplava scappatelle extraconiugali (lei lo soprannominò “il gallo”). Ma, come accennavo, interessante è la conclusione della recensione di Bosworth. La ripropongo integralmente. “Ci sarà una coda? Il partito neofascista Fratelli d’Italia sta ora cavalcando in alto sotto la sua leader donna, Giorgia Meloni. Ha il sostegno di due delle nipoti di Mussolini, Alessandra e Rachele, e di un pronipote, Caio Giulio Cesare. In occasione del centenario della marcia su Roma il 28 ottobre 2022, il fascismo, con tutte le sue crudeltà e fallimenti, non è del tutto morto. Meloni sta per diventare la donna più pericolosa d’Europa?”.

Ora, se osservatori stranieri, anche di un certo rilievo, ci ripetono una cosa del genere, allora – come direbbe la stessa Giorgia Meloni (che, voglio ribadirlo, non è certamente “la donna più pericolosa d’ Europa”) – una domanda fatevela! Da cosa si origina questa immagine? Cattiva informazione? Prevalere di stereotipi e semplificazioni? O magari il celebre comizio meloniano alla manifestazione di Vox? O forse i media dell’intero pianeta – dalla Grecia all’Australia – sono in mano ai biechi liberal, alle élite culturali cosmopolite e – naturalmente – antifasciste? Non ho una risposta ma credo che da parte della interessata occorra più che mai un segnale chiaro, inequivocabile, e stavolta radicale, che riesca a fugare queste malevole narrazioni. Oggi può permetterselo.