Anziché addebitarle timidità antifasciste e brame di distruzione costituzionale, la sinistra dovrebbe più utilmente rinfacciare a Giorgia Meloni la grave insensatezza e – questa volta, sì – la vera pericolosità dell’impostazione di fondo per cui si segnala la promessa politica di questo centrodestra. È l’impostazione che non casualmente conduce all’ultimo slogan elettorale di Giorgia Meloni: quello della “pacchia” cui il suo governo metterebbe fine nell’anteposizione dell’interesse “degli italiani”.

Se la sinistra non la rintuzza opportunamente, è perché quell’impostazione è dopotutto condivisa, salve differenze su “come” si tratterebbe di fare prioritariamente l’interesse degli italiani. Ma l’insensatezza e la pericolosità di questo nazionalismo (per una volta la definizione è esatta) riguardano in radice l’intendimento, a prescindere da come si pretende di realizzarlo. L’interesse degli italiani è infatti anche, se non soprattutto, di veder protette le diffuse posizioni di privilegio, corporative e sussidiate che fanno la storia della nostra arretratezza, che alimentano l’inefficienza della nostra amministrazione pubblica e se ne alimentano, che assistono noncuranti all’obsolescenza delle nostre infrastrutture, che trovano nel declino italiano la causa della propria legittimazione e perciò non hanno interesse a frenarlo.

Si tratterebbe di aggredire, altro che difendere, questa forte e vasta istanza protezionista. E si tratterebbe di denunciare, dunque, che la promessa di difesa dell’interesse italiano nasconde una maestosa offerta clientelare. Il rischio che possa trovare riscontro in qualche sparuto braccio teso è davvero l’ultimo dei problemi, vista la certezza che ne trovi piuttosto presso un Paese complessivamente difettoso.