Se c’è un Paese e un popolo che hanno fatto i conti, diretti o indiretti, con il fascismo, quel Paese è Israele. Ed è di grande interesse ciò che su Giorgia Meloni e la sua storia scrive uno dei più autorevoli giornali d’Israele: Haaretz. Sul tema scrive Ariel David. Un articolo bene informato, meglio documentato, che non usa mezzi termini nel raccontare la premier in pectore dell’Italia post 25 settembre. E’ bene partire dal titolo: “Il malessere economico e politico dell’Italia ha spinto il Paese nelle mani dell’estrema destra”. E dal sommario: “Giorgia Meloni, leader di un partito di matrice neofascista, ha conquistato il voto di protesta dell’Italia e si appresta a diventare il primo presidente del Consiglio donna del Paese”.

Scrive tra l’altro David: «Ancor più del trionfo della Meloni, il crollo dell’affluenza riflette il malessere politico ed economico che ha spinto l’Italia tra le braccia dell’estrema destra e dell’ultima giovane populista di grido che ha abilmente attirato il voto di protesta con un registro ormai fin troppo familiare, fatto di slogan nativisti, retorica euroscettica e politiche anti-immigrati. Negli ultimi due anni l’Italia è stata governata dal rispettato Mario Draghi, l’ex governatore della Banca Centrale Europea, sostenuto da una coalizione che comprendeva quasi tutti i partiti in parlamento, tra cui la Lega, partito xenofobo, e il Movimento Cinque Stelle, partito di base anti-establishment. Molti elettori sono rimasti a casa domenica a causa della frustrazione per il fatto che il governo di Draghi, così come i precedenti due gabinetti, sono emersi da accordi politici in segreto piuttosto che dalle urne.

Sebbene Draghi abbia gestito bene l’uscita del Paese dalla crisi del Covid-19, l’economia italiana sta subendo un nuovo colpo a causa dell’aumento dell’inflazione e dei prezzi record dell’energia legati all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. A ciò si aggiunga che lo stesso Draghi non si è candidato – il rispetto per i tecnocrati raramente si traduce in voti – e il centro-sinistra mainstream non è stato in grado di presentare un fronte unito e una leadership credibile. Tutti questi elementi hanno rappresentato una chiara opportunità per l’unica grande forza politica rimasta fuori dal governo Draghi: Fratelli d’Italia della Meloni, un partito che affonda le sue radici nel Movimento Sociale Italiano, fondato dai sopravvissuti del regime di Benito Mussolini nel dopoguerra e che alle ultime elezioni ha raccolto appena il 4% dei voti.

La Meloni, cresciuta nei movimenti giovanili di estrema destra, ha chiaramente imparato questa lezione politica di ambiguità e dissimulazione. Da un lato rassicura i moderati, i leader mondiali e i media internazionali che il suo partito rifiuta l’estremismo e ha consegnato il fascismo “alla storia”, trasformandosi in una forza nazional-conservatrice mainstream. Dall’altro, asseconda la base neofascista del suo movimento con promesse di un blocco navale del Nord Africa per fermare gli immigrati e spesso si esprime con una retorica in stile Duce nel suo accento romano d’origine. Usa lo slogan di epoca fascista “Dio, patria, famiglia” per chiedere la protezione dei “valori cristiani tradizionali” e sminuisce le persone che soffrono di tossicodipendenza, alcolismo, obesità e anoressia come “devianti”. I suoi assoli preferiti durante i comizi includono “Sì alla famiglia naturale, no alle lobby LGBT!” e inveisce contro le “élite globali” e la “finanza internazionale”.

La Meloni ha perseguito in modo spietato e senza vergogna il voto di protesta, dicendo essenzialmente tutto il necessario per riunire sotto la sua bandiera chiunque avesse da ridire sul governo di unità nazionale. Nei giorni più bui della crisi del Covid-19, ha flirtato con i no-vax e si è opposta alla misura del “green pass” dell’Italia, anche se in precedenza si era espressa a favore delle vaccinazioni. La stessa ambiguità si riscontra nella crisi della guerra in Ucraina: pur avendo sostenuto la Nato e le sanzioni alla Russia, nel suo libro di memorie del 2021 ha anche espresso ammirazione per il presidente russo Vladimir Putin, che secondo lei “difende i valori europei e l’identità cristiana”.
La Meloni è salita al potere con poca esperienza di governo: la carica più alta che ha ricoperto è stata quella di ministro della Gioventù, più di dieci anni fa, in un governo conservatore guidato da Silvio Berlusconi. Quale delle mutevoli identità politiche della Meloni detterà le sue politiche? Sarà la conservatrice moderna che sostiene di essere, o indietreggerà verso le sue radici politiche?

È indubbio che molti dei membri di Fratelli d’Italia, partito che prende il nome dal primo verso dell’inno nazionale, sono nostalgici che spesso vengono sorpresi in pubblico a fare il saluto fascista a braccio teso. Ma è improbabile che queste figure abbiano un ruolo chiave nel governo. La Meloni dovrà trovare un delicato equilibrio con i suoi alleati di coalizione, quello un tempo dominante, Berlusconi, e la Lega, che probabilmente non gradiranno di essere relegati al ruolo di junior partner. E anche se in cuor suo conserva l’ammirazione giovanile per il Duce, che una volta salutava come “un buon politico”, perché la Meloni dovrebbe riprodurre una formula perdente quando ci sono esempi contemporanei apparentemente più riusciti che può seguire e che ha apertamente ammirato?

È più probabile che il governo della Meloni segua le orme dell’ungherese Viktor Orban e sostenga politiche simili a quelle proposte dal partito spagnolo Vox e dal Rassemblement National di Marine Le Pen in Francia. Se il suo governo durerà (e questo è un grande se), l’Italia non tornerà ai tempi di Mussolini, ma sarà un luogo meno liberale che cercherà di limitare il diritto all’aborto, le libertà per i migranti, le persone LGBTQ e altre minoranze. Insieme alle altre forze populiste in ascesa in Europa, la Meloni continuerà probabilmente a indebolire e minare i valori e le istituzioni dell’UE, rafforzando l’ondata di nativismo e nazionalismo che sta attraversando il continente».
Più chiaro di così. Da Israele, dove la memoria non è labile.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.