Dovrei essere contento degli avvisi di garanzia a quanti hanno governato la gestione dei rifiuti in quest’ultimo quinquennio in Campania e a Napoli. Troppo facile per me dire che abbiamo avuto ragione: a più riprese avevamo denunciato in città e nelle istituzioni quanto male stessero facendo De Luca e de Magistris anche sul fronte della gestione dei rifiuti. E invece non sono affatto compiaciuto perché non sono garantista a giorni alterni, ma soprattutto non mi sento soddisfatto, anzi penso alla sconfitta certificata della Campania sul piano della modernità: in questi anni ci si è affidati alla ideologica, retriva e antistorica logica dei “no”. Veniamo ai fatti.

Prima questione: Terra dei fuochi. I roghi sono diminuiti di numero, ma sono raddoppiati per dimensione, quindi praticamente tutto ciò che è stato fatto è stato inutile, quando non addirittura dannoso. Troppo facili gli entusiasmi per gli improbabili droni, le inutili ronde, i faticosi protocolli tra enti, l’aumento delle pene, i militari di notte e di giorno, le App miracolose, gli aerei, gli elicotteri con volo notturno, le telecamere a ultravioletti, le termocamere, le suggestive control room e le partecipate regionali coinvolte fittiziamente solo per garantire qualcosa da fare a chi vien pagato per non far nulla. Il risultato di tutto questo? É pari a zero. Eppure sono stati spesi oltre 50 milioni all’anno da cinque lunghi anni. Servirebbe ben altro, ma questa è un’altra storia e racconta che semmai occorrerebbe lavorare per una iniziativa di disclosure, di trasparenza, di tutto il sommerso attraverso adeguate politiche di vantaggio in grado di consentire a tantissime micro imprese del territorio di virare verso il bianco: chi lavora in nero produce rifiuti da smaltire necessariamente in maniera clandestina.

Veniamo alle ecoballe. Cinque anni fa con una dotazione di 500 milioni di euro, Renzi premiò, come fanno tutti quelli che ignorano i fatti, il governo regionale. Ricordo ancora la rimozione a vantaggio di telecamere della prima ecoballa e la pronuncia della prima “balla”: entro due anni la Campania sarebbe stata “b-o-n-i-f-i-c-a-t-a”. Una stupidaggine: al massimo sarebbero state portate via le ecoballe. Le bonifiche sono, infatti, un’altra cosa. Il risultato è che le ecoballe non sono state tolte e le poche che hanno preso altri lidi e che sono meno del 10% hanno fatto il giro del mondo gravando il pianeta con l’emissione di anidride carbonica, la moltiplicazione delle polveri sottili, e degli interessi della criminalità organizzata che quando si tratta di logistica è sempre pronta a infilarsi nei business come ci raccontano le inchieste e la cronaca.

In questi anni non è stato costruito un solo impianto pubblico di gestione dei rifiuti. La città di Napoli si è distinta particolarmente per impedire la realizzazione di qualsiasi tipo di struttura: non una piattaforma, non un digestore aerobico o anaerobico, nulla di impianti finali o intermedi. Il risultato è stato che per i Comuni oggi alimentare la raccolta differenziata diventa un costo elevato che grava sulle tasche di cittadini, famiglie e imprese campane. Insomma quella che dovrebbe essere una politica vantaggiosa dal punto di vista etico, ambientale ed economico è stata ridotta a sistema di tortura tra super Tari e cumuli di rifiuti ovunque. E allora zero nella rimozione delle ecoballe, zero per le bonifiche, zero per la realizzazione di nuovi impianti e zero per raccolta differenziata: la Campania è l’unica regione a fare passi indietro e Napoli è l’unico capoluogo italiano, a far regredire la raccolta differenziata. Fa peggio solo la Capitale. Zero ancora su Terra dei fuochi: eppure milioni di cittadini meriterebbero attenzioni di tutela sanitaria e una prospettiva di riscatto in chiave di qualità della vita.

Per questa ragione, come non fui felice quando la procura mise sotto inchiesta Bassolino, sommerso dalla incapacità di una gestione superficiale della gestione dei rifiuti, non lo sono oggi per Bonavitacola, Del Giudice & co. Non può essere la Procura a sanzionare chi ha sbagliato. I cittadini hanno uno strumento ancor più potente: la possibilità, tra qualche mese, di punire col voto chi ha fallito in questi anni portando la Campania nel medioevo della gestione dei rifiuti.