Le dichiarazioni del Procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri al Corriere della Sera non possono essere archiviate così facilmente: questo è l’auspicio del Presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane, l’avvocato Gian Domenico Caiazza, che in questi giorni si è rivolto non solo al Csm ma anche ovviamente all’Anm, con una lettera indirizzata proprio al Presidente Giuseppe Santalucia affinché il «caso Gratteri non sia frettolosamente liquidato».

Il casus belli è ormai noto, almeno agli addetti al lavori: nell’intervista al Corsera, il pm alluderebbe a pericolose collusioni dei giudici che non avallano le sue inchieste. Si sono indignati solo l’Ucpi, l’esecutivo di Magistratura Democratica, e Vladimiro Zagrebelsky che ieri sulle pagine della Stampa ha parlato addirittura di «minimo della cultura istituzionale» in riferimento alle improvvide dichiarazioni di Gratteri.

Presidente Caiazza, il Procuratore Gratteri vi ha risposto ma a lei non basta perché sostiene che sia stato elusivo. Come mai?
L’unico tema che a noi interessa e che abbiamo sottoposto all’attenzione del Csm e dell’Anm risiede nell’affermazione gravissima del Procuratore di Catanzaro per cui dietro il ridimensionamento delle sue inchieste possano esserci possibili collusioni dei giudici. A me non interessa discutere delle intenzioni dietro quelle dichiarazioni: di fatto quelle parole si traducono in una inammissibile pressione sui giudici che dovranno valutare la fondatezza degli ultimi arresti, ma in generale di tutte le indagini del procuratore Gratteri. Quindi, al di là delle sue intenzioni, considero le sue dichiarazioni una indebita e inconcepibile pressione sulla libera determinazione del controllo giurisdizionale sulle sue attività.

Ieri dalle pagine della Stampa Vladimiro Zagrebelsky scrive a proposito di Gratteri: «qui siamo sotto il minimo della cultura istituzionale, che comporta l’accettazione dei limiti del proprio ruolo».
Non si potrebbe dire meglio e con più autorevolezza. Se le parole dei penalisti italiani non fossero sufficienti cediamo volentieri il terreno e l’attenzione su queste affermazioni di Zagrebelsky. Ha centrato esattamente il punto. D’altronde l’idea, che non è poi solo di Gratteri, che l’ipotesi accusatoria sia già la fotografia della realtà fu confermata da lui stesso presentando i risultati dell’inchiesta “Rinascita Scott” quando disse che aveva liberato la Calabria. Gratteri confonde una ipotesi accusatoria con la rappresentazione reale dei fatti, confonde le sue indagini con le sentenze definitive. Quindi, come dice giustamente Zagrebelsky, si tratta di una idea completamente anti istituzionale del ruolo e dei limiti dell’ufficio di Procura. Ciò ha come conseguenza il fatto che il giudice che lo smentisce è per ciò stesso sospetto di collusione.

Secondo Lei come mai il Presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia non ha preso coscienza dell’enorme gravità delle parole di Gratteri?
Io sono persuaso dell’onestà intellettuale del Presidente Santalucia. Mi sembra che la sua presunta sottovalutazione frettolosa di questa vicenda sia più un tentativo di non alimentare tensioni e polemiche. Sono certo che questa idea abnorme e anomala del ruolo dell’ufficio della pubblica accusa non appartiene al dottor Santalucia: per questo gli abbiamo scritto chiedendogli di ritornare sulla questione come essa merita e rispetto alla quale l’Esecutivo di Magistratura Democratica ha dimostrato di cogliere l’essenza. La nostra speranza è che Santalucia rivaluti con più attenzione quelle parole.

A maggior ragione che è anche giudice, e come voi scrivete nella lettera a lui indirizzata, dovrebbe «far giungere a quei giudici la piena, solidale vicinanza dell’Anm a difesa della loro indipendenza, integrità e libertà morale?».
Per questo siamo certi che Santalucia non potrà non ritornare sulla vicenda: qui occorre che qualcuno dia un segnale ai giudici di merito, a quelli di Cassazione che si occupano e che si occuperanno delle inchieste di Gratteri: la loro libertà morale e di giudizio deve essere garantita e tutelata senza se e senza ma.

Lei parla di segnale. Però sostanzialmente a stigmatizzare pesantemente quelle dichiarazioni di Gratteri ci hanno pensato solo l’Ucpi, Md, oggi Zagrebelsky. Accanto c’è stato un silenzio assordante della politica, la stessa che vorrebbe Gratteri addirittura al Ministero.
Questa non è una novità. Si gira la faccia dall’altra parte dinanzi ad un infortunio clamoroso e rivelatore perché siamo in un Paese in cui Gratteri è un totem e il circolo mediatico alimenta questa idea per cui chiunque abbia da ridire, sia esso un giudice, un avvocato o un giornalista che fa una critica, sia considerato nemico della legalità. Il pensiero diverso dal pm che salva e libera la Calabria è vissuto come un attacco alla difesa della legalità, ed è lo stesso pensiero di Bonafede e Morra che sono andati ad incensare l’aula bunker del maxi processo voluto da Gratteri. Per noi al contrario difendere la legalità significa tutela l’autonomia e indipendenza dei giudici che dovranno vagliare le inchieste di Gratteri.

Ai tempi degli attacchi di Silvio Berlusconi ai pm che egli additava con “toghe rosse” tra l’altro, il Csm non perdeva tempo a difendere la categoria e ad aprire le cosiddette “pratiche a tutela”. Il Csm è rimasto fermo in questo caso.
Noi gli staremo dietro ovviamente. E comunque l’intervento di Zagrebelsky ha un peso notevolissimo. Noi nella lettera a Santalucia chiediamo proprio questo: la difesa dell’indipendenza e della libertà della magistratura vale solamente quando vengono messi in discussione i magistrati requirenti o sempre, quindi anche rispetto ai magistrati giudicanti?

L’attenzione non ritiene si debba concedere anche sugli uffici del Gip che avallano le richieste del pm?
Su questo Gratteri ha ragione: lui dice «io i provvedimenti li chiedo, sono altri giudici che li dispongono». Ciò ci deve indurre ad una riflessione: ossia quale sia la pressione che una Procura e un procuratore capo con queste idee riesce ad esercitare sul primo controllo di fondatezza delle sue indagini, che è appunto quello dei Gip, a cui lui chiede autorizzazioni per intercettazioni, proroghe, sequestri, misure cautelari. C’è un contesto di libertà valutativa di piena integrità e libertà morale nell’esercizio del controllo della giurisdizione in questa prima fase? Quale sarà la percentuale di accoglimento delle richieste delle misure cautelari dell’ufficio gip di Catanzaro rispetto a quelle richieste dalla Procura di Catanzaro? Qualcuno sa fornire questo dato che assicuri che l’ufficio Gip di Catanzaro operi in piena libertà di giudizio?

Presidente un’ultima domanda: il Ministro Bonafede starebbe lavorando per accelerare i processi. Il numero magico sarebbe 5 anni, per il deputato Pd Verini 6. Così anche il problema prescrizione sarebbe risolto. Lei che pensa?
Trovo tutto questo grottesco, è una vera e propria presa in giro. Noi lo avevamo già detto al Ministro ma non ci ha ascoltato. A prescindere dagli anni, poi qual è la sanzione se il processo non si conclude nei tempi stabiliti? Bonafede immagina sanzioni disciplinari; e questo credo non sia giusto perché sono tante le variabili in gioco che possono ritardare i tempi di un processo ma soprattutto è una sanzione totalmente inefficace. Invece l’unico modo che gli altri sistemi processuali al mondo conoscono è proprio la prescrizione dell’azione penale, che qui nessuno ha previsto.

A maggio il Ministro Bonafede aveva preannunciato un tavolo permanente sulla Giustizia e Matteo Renzi aveva proposto il suo nome per sedersi a quel tavolo. Ma si è poi mai riunito?
Noi non ne sappiamo nulla, noi non siamo mai stati invitati a nessun tavolo.