Pedro Almodóvar l’avevamo lasciato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia dove era tornato, in concorso, dopo molti anni con un film, Madres Paralelas che ha visto una delle sue principali muse, Penélope Cruz, protagonista e vincitrice della Coppa Volpi per la migliore interpretazione. Lo ritroviamo in collegamento virtuale pronto per presentare l’uscita del film nelle sale italiane il 28 ottobre con Warner Bros e discutere più approfonditamente ed intimamente una pellicola che nuovamente si concentra sulle donne, sulle madri ma che si espande alla Spagna tutta ed a una pagina buia della sua storia, quella di desaparecidos e fosse comuni.

Tre donne che si incontrano in una stanza di ospedale, due stanno per partorire, una è Ana un’adolescente spaventata accompagnata dalla madre Teresa, l’altra, Janis (Cruz) è una donna adulta e felice di mettere al mondo un figlio, anche se da madre single. Sullo sfondo di questo incontro tra madri “imperfette”, lo spettro di una verità storica, quella del bisnonno di Janis, assassinato durante la guerra civile spagnola. Pedro Almodóvar, il regista spagnolo sicuramente più amato in Italia, ci accompagna in un viaggio che parte da Madres Paralelas e prova a tracciare una linea di congiunzione tra il suo cinema di oggi, il passato e il suo futuro cinematografico.

Lei è stato tra i primi a dedicare il proprio cinema alle donne ed a raccontare le loro storie. Crede che la tendenza di oggi a rappresentare sempre di più l’universo femminile al cinema sia passeggera o segno che qualcosa è cambiato?
Non credo che sia una moda passeggera e credo che sia una tendenza giusta che con il tempo aumenterà. Più che l’aumento di registi che parlano di donne, credo che ciò che è più interessante siano le registe che raccontano le loro storie. Il festival di Venezia ha premiato un film diretto da una donna (La Scelta di Anne – L’événement) e il Festival di Cannes ha premiato un film sempre diretto da una regista (Titane) quindi io credo che noi registi maschi potremmo scrivere e dirigere ruoli femminili però c’è qualcosa che va al di là e ci son cose che soltanto le donne possono dire, raccontare. In questo film, per esempio, parlo di madri diverse, contemporanee e alcune volte molto imperfette ma credo che per quanto come uomo e regista possa scrivere un personaggio di una madre, ci sia nella maternità un mistero che noi uomini mai riusciremo a sviscerare. C’è una testimonianza che può venire soltanto dalle donne. Mi sono sempre interessati più i personaggi femminili che quelli maschili non so perché, e ho avuto la fortuna di poter collaborare con alcune attrici spagnole straordinarie come Penelope.

In questo film unisce il tema privato di queste madri a quello pubblico: il dilagare in Spagna di neo-movimenti fascisti e nazisti. Ha deciso di allargare i suoi orizzonti introducendo la politica nel suo cinema?
Credo che per quanto riguarda lo stile e la forma di narrare, ci sia stato un punto di inflessione a partire da Julieta. I miei film sono più sobri e meno barocchi, più contenuti e con un numero minore di personaggi. Questo è l’aspetto che hanno in comune Julieta, Dolor y Gloria e questo. Io sono di sinistra, molto preoccupato per la Spagna oggi ma non sono sicuro di come riuscirò a inserire la società spagnola nei miei prossimi film. I film sono sempre politici, ogni gesto artistico è politico, i miei film, anche i primi più pop deliranti del decennio anni ‘80 sono politici nel modo di porre la vita dei protagonisti, soprattutto nell’imporre la realtà, le preferenze sessuali e le questioni di genere che sono, di fatto, questioni politiche.

Ha parlato di madri imperfette e di aver voluto raccontarle maggiormente in questo film. Perché questa necessità e questo interesse?
Per cambiare! Per fare una cosa diversa da ciò che ho fatto prima. Come scrittore, scrivere un personaggio di una madre che non possiede un istinto materno, cosa molto dura sia per la madre che per la figlia, è molto interessante. Ci sono madri che si rendono conto che devono pagare un prezzo molto alto per potersi dedicare a qualcosa che non sia la cura dei loro figli. Mi sembrava interessante raccontare una madre contemporanea, che lavora e cerco di parlare di quanto è complesso e sempre deve esserlo stato, per una donna mettere insieme il lavoro e la cura di un bebè soprattutto se lo fa da sola. Come narratore le imperfezioni non soltanto delle madri ma di qualsiasi personaggio sono ciò che creano interesse in una storia. Non mi sarebbe possibile fare un film su una madre o una famiglia perfetta perché non succede niente, non è narrabile, non c’è storia.

Proprio in coincidenza dell’uscita del suo film, è di qualche giorno fa la notizia su El País del ritrovamento di nuove fosse risalenti alla guerra civile spagnola. Come commenta questa notizia?
Credo che il tema delle fosse sia ancora un argomento in sospeso e finché non sarà risolto, la società spagnola non può considerare chiuso quell’orribile capitolo della guerra. La società spagnola sa di avere un debito contratto con queste vittime e con le loro famiglie. Adesso la generazione dei nipoti come nel film chiede l’apertura di queste fosse. Fino ad oggi la destra spagnola si era opposta fermamente a questo e devo riconoscere che questo spero che cambierà con la legge dell’attuale governo socialista. Il mio film finisce nel 2019 quindi non ho potuto inserire questa cosa.