L’onda lunga dello scandalo in casa dei Conservatori britannici non si arresta. Le dimissioni di Chris Pincher, vice capogruppo dei Tory costretto a lasciare l’incarico (ma non il Parlamento) dopo l’emergere di un episodio di molestie che lo ha visto protagonista lo scorso 29 giugno, stanno provocando l’ennesimo terremoto per il premier Boris Johnson.

La vicenda che riguarda Pincher è questa: la scorsa settimana Pincher, ubriaco, palpeggia due uomini al Carlton, storico club dei conservatori a St James, Londra. La notizia emerge sui tabloid e spinge il deputy chief whip alle dimissioni.

Tutto risolto? Neanche per idea. Dai cassetti accuratamente rimasti chiusi per anni sono riemerse le vecchie accuse su Pincher, da tempo sotto accusa per i suoi comportamenti, una situazione che rischia di travolgere lo stesso premier Johnson, che secondo l’opposizione laburista e quella interna a Tory era a conoscenza dei problemi del suo vice capogruppo.

A dirlo è Dominic Cummings, ex consigliere di Johnson e ora suo arci-nemico, che ha rivelato come il premier si riferisse all’ex vice capogruppo come “Pincher di nome e pincher di natura”, con un richiamo ‘ironico’ al verbo “to pinch“, ovvero all’italiano “dare pizzicotti”.

Downing Street è corsa a smentire tale ricostruzione, eppure a ribadire le accuse è stato anche lord lord Simon McDonald, già segretario generale del Foreign Office, che accusa Johnson di essere venuto a conoscenza già nel 2020 di una segnalazione per “comportamento inappropriato”. In base a quella segnalazione, ha spiegato McDonald, venne affidata a lui un’investigazione interna e il comportamento tenuto da Pincher non venne ritenuto meritevole di una sanzione, ma l’allora sottosegretario si dovette “scusare”.

Per Johnson si tratta dunque dell’ennesima gatta da pelare dopo lo scandalo ‘Partygate’ e le sconfitte elettorali nei collegi di Riverton e Honiton, passati ai liberaldemocratici, e a Wakefield, tornata ai laburisti. Come ricorda il Corriere della Sera, soltanto negli ultimi mesi nei ranghi conservatori un deputato è stato condannato per violenza sessuale nei confronti di un ragazzo 15enne, un altro si è dimesso perché guardava video porno nell’aula di Westminster, un altro ancora è stato arrestato per stupro e uno infine è stato sospeso per molestie.

L’unico scudo rimasto a Johnson e alla sua traballante leadership del Paese e dei Tory è quello delle regole del partito. Uscito indebolito dal voto di sfiducia chiesto dagli stessi Conservatori, col 41% del suo gruppo parlamentare che gli ha votato contro, BoJo può restare in sella per un anno, non potendo tenere altre votazioni di questo tipo prima di 12 mesi. Una norma che però all’interno del partito sono in molti a spingere per cambiare: in quel caso per Johnson le speranza di restare a Downing Street sarebbero nettamente più basse.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.