“Queste storie non avvennero mai, ma sono sempre”. Forse dovremo prendere in prestito questa citazione di Sallustio tra qualche anno, quando vorremo riavvolgere il nastro dell’incredibile avvio in Champions League del Napoli di Luciano Spalletti. Quattro vittorie su quattro, trionfo in goleada contro il Liverpool e dieci reti rifilate all’Ajax tra andata e ritorno. Contro un pezzo pregiato della storia del calcio europeo, il Napoli ha sfoderato classe e fame, una ferocia agonistica e tecnica che finora non ha lasciato agli avversari nessuna possibilità di replica.

Primi accenni di gestazione di un nuovo ciclo vincente, e di un nuovo mito da tramandare alle nuove generazioni dopo l’avvento di D10S? Difficile dirlo, anzi prematuro; siamo appena ad ottobre e la stagione spezzata dai mondiali invernali entrerà nel vivo solo a primavera inoltrata. Ma il Napoli giovane e inarrestabile di questa prima parte di stagione lascia intravedere grandi margini di crescita e serie prospettive di continuità. Kvaratskhelia è il nuovo simbolo di un gruppo coeso, ampio e molto unito: il georgiano è un progetto già ben abbozzato di campione, atterrato al Maradona da un calcio antico, fatto di dribbling e tocchi deliziosi, eppure modernissimo per fisicità e velocità bruciante sul corto e sul lungo.

Intorno, una girandola di calciatori forti e finalmente convinti dei propri mezzi, organizzati come una grande orchestra da Spalletti. Kavaratskhelia e il Napoli sembrano Cadmo e Armonia: lui, talentuoso guerriero e fondatore di Tebe; lei, figlia di Ares e Afrodite. Sposi per volontà di Zeus in una unione così perfetta da richiedere la presenza di tutti gli Dei dell’Olimpo alle nozze. Ed è proprio l’armonia del gioco verticale degli azzurri, che Kvara/Cadmo ha portato in dote dai campi fangosi della Dinamo Batumi, la più bella novità della Champions di quest’anno, una meraviglia di cui si parla in tutta Europa. In Italia, invece, sebbene il Napoli primeggi anche in campionato, i media nazionali restano prigionieri della solita scaletta editoriale che privilegia il racconto di Milano e Torino su tutto.

Ma è difficile, anzi impossibile ignorare oltre questo Napoli, che ha ritrovato anche Victor Osimhen. Chi pensava che l’irruenza indisciplinata del nigeriano avrebbe potuto stonare con il solfeggio palleggiato ammirato in sua assenza si è dovuto rapidamente ricredere. Il suo ingresso contro l’Ajax ha immediatamente ricacciato indietro gli olandesi di venti metri sul campo, e costretto l’intera difesa a preoccuparsi di arginarlo. Compito impossibile, peraltro, visto l’ardore messo in campo dal centravanti azzurro, che aveva bisogno di segnare come se dovesse rintracciare un sorso d’acqua nel deserto. La Serie A, a partire dal Bologna che sarà l’avversario di domani, è avvisata: l’alleanza tra l’armonia di Kvaratskhelia e la forza nuda di Osimhen pare destinata a produrre grandi cose.