Che la legge Zan, approvata alla Camera e in discussione al Senato (con centinaia di audizioni chieste e ottenute con chiara finalità ostruzionistica dalla Lega e ahimè, da una parte di Forza Italia), toccasse il cuore della nostra democrazia e del nostro Stato è diventato ancora più chiaro dopo il poco usuale intervento della Segreteria di Stato vaticana (sì, proprio quella che ha coltivato il dialogo con la Cina).

Sinora era già una importante questione di diritti civili, di tutela delle minoranze, di adeguate misure di contrasto alle discriminazioni e alle violenze basate sull’orientamento sessuale. Norme già presenti nella legislazione dei principali Paesi europei (e in documenti del Parlamento europeo), votati anche dai partiti di destra di quei Paesi. Da noi, invece, la destra, nonostante generici richiami europeisti, pare preferire altri modelli, forse quello dell’Ungheria di Orbán, che ha recentemente approvato una legge sull’omosessualità, fortemente criticata però dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

Non tutto il male viene per nuocere, si dice. Allora la lettera del Vaticano rappresenta l’occasione per il nostro governo, per il governo presieduto da Mario Draghi, autentico europeista e sincero atlantista, per collocare il nostro Paese dalla parte delle democrazie liberali, che difendono i diritti civili, tutelano le minoranze e combattono le discriminazioni, e non dalla parte di quelle illiberali, dove l’omosessualità è spesso ancora considerata reato e discriminata. E rappresenta pure l’occasione per difendere la laicità dello Stato e delle sue leggi, e per difendere il Parlamento della Repubblica da ogni tentativo di ingerenza.

Se per il governo può essere un’occasione, per il Vaticano, l’iniziativa della Segreteria di Stato che cosa rappresenta? E Papa Francesco, sempre giustamente così vicino agli ultimi, agli emarginati, agli esclusi e fautore di una Chiesa più solidale, ne era informato? Contro la legge Zan sono stati adoperati, in mancanza di altri, argomenti inesistenti (in realtà la legge non viola la libertà di opinione e non comporta alcun indottrinamento gender nelle scuole) e si è assistito al preoccupante tentativo di mettere in discussione la legge Mancino. Mancava il Vaticano. Che sta vivendo però al suo interno le contraddizioni di questioni irrisolte, tra le quali proprio la diffusione dell’omosessualità, da non confondersi con i drammatici casi di pedofilia, che sono un grave reato, che pure la Chiesa ha dovuto affrontare.

La lettera della Segreteria vaticana al governo italiano sul Ddl Zan rischia allora di allontanare milioni di giovani dalla Chiesa e di darle un’immagine ben diversa da quella aperta, tollerante e accogliente di Francesco. Ma soprattutto rischia di allontanare lo Stato del Vaticano dall’Occidente e dai suoi valori, proprio mentre gli Stati Uniti hanno un Presidente cattolico e l’Europa rivendica con fierezza la centralità delle proprie origini cristiane.