«Occorre cogliere l’opportunità d’individuare il punto di equilibrio fra rimunerazione del capitale e tutela degli interessi pubblici e dei consumatori», così la Corte dei Conti nel suo recente documento Le concessioni autostradali approvato a fine novembre e poi inviato anche ai ministeri competenti e al Presidente della Camera e del Senato. La relazione riassume e fotografa una situazione che, già sfogliando le prime pagine, si capisce come sia complicata. Risulta chiaro ed evidente come col tempo si sia creato un abnorme essere economico misto pubblico e privato avvinghiato da norme non chiare, mancanza di controlli, interessi da soddisfare, il tutto fino a formare un pericoloso intreccio d’interessi difficilmente risolvibili in breve tempo. Il relatore consigliere Antonio Mezzera (Presidente Angelo Buscema) tra le considerazioni conclusive inserisce alcuni capoversi che ben inquadrano la situazione: «la ventennale vicenda della privatizzazione delle autostrade ha dimostrato che vi sono state carenze di gestione, soprattutto nei primi tempi».

Tali carenze sono state individuate in quattro categorie: le «tariffe, non regolate sinora da un’Autorità indipendente secondo criteri di rigoroso orientamento al costo», a seguire il «capitale non remunerato con criteri trasparenti di mercato», poi «la verifica periodica dell’allineamento delle tariffe ai costi». Infine, non certo per importanza i «controlli degli investimenti, anche attraverso l’accertamento delle capacità realizzative e manutentive». Tagliente una constatazione che fa riflettere: «Costante è risultata, nel tempo, la diminuzione degli investimenti. Peraltro, anche il loro slittamento può favorire il prolungamento dei rapporti, rendendo difficile l’effettuazione di gare per il crescere degli indennizzi richiesti ai subentranti». È noto come il crollo del ponte Morandi di Genova, nel quale sono morte 43 persone, abbia innescato un acceso dibattito politico che vede protagonisti i Cinque stelle, che puntano a fare revocare la concessione ad Autostrade per l’Italia (Atlantia, società del gruppo Benetton) dei lunghi tratti che storicamente gestisce. Una diatriba che in questi giorni si è nuovamente accesa ed ha portato a nuovi e ripetuti bisticci tra membri della maggioranza. La parte finale della relazione della Corte dei Conti elenca alcune “raccomandazioni” che potrebbero suggerire soluzioni. Probabilmente, la prima non sarà gradita dalle società private concessionarie: «il nuovo sistema tariffario unico di pedaggio elaborato dall’Autorità si prefigge di ridurre la remunerazione del capitale, introdurre parametri d’efficienza più stringenti, restituire parte dei ricavi generati dal traffico oltre le previsioni e indurre al pagamento di penali per i ritardi negli investimenti».

La parte conclusiva del documento comprende una frase tanto sibillina quanto chiara, un concetto già precedentemente evidenziato: «evitare la programmazione d’investimenti poco utili o di difficile realizzazione al solo scopo di ottenere una proroga della concessione», più che un monito assomiglia a una notizia di reato già consumato. Chissà se le parti politiche coinvolte nelle animate discussioni (più prudente con un diplomatico “salvo intese” il premier Giuseppe Conte, con una visione più morbida Italia Viva di Matteo Renzi e una più radicale dei Cinque stelle che, come abbiamo visto, da tempo pretendono la revoca della concessione ad Atlantia) prenderanno spunto dalla relazione della Corte dei Conti.

E chissà come interpreteranno l’emancipata raccomandazione dei magistrati contabili: «In definitiva, il lento processo di adeguamento ai principi di derivazione europea, anche per la tendenza del passato a privilegiare contingenti esigenze di politica economica, segna oggi un’occasione per ridefinire sia i profili di cooperazione interistituzionale che di positivo raccordo con i soggetti privati interessati». Ci avviciniamo a una svolta dove, tra l’altro, s’incomincia a guardare a certe privatizzazioni con una visione più critica? Alitalia, ex Ilva, Autostrade, ex Tirrenia: tutte privatizzazioni che oggi, a distanza di alcuni anni, sono diventate tra le protagoniste della vita economica del Paese.