La guerra della Russia in Ucraina “è giusta” perché vanno puniti modelli di vita peccaminosi e contrari alla tradizione cristiana come “il gay pride“. A dirlo è il capo della chiesa ortodossa russa, il patriarca Kirill. Parole raccapriccianti quelle del sedicesimo patriarca di Mosca nonché fedelissimo di Vladimir Putin. Parole che giustificano le migliaia di morti (compresi civili tra cui donne e bambini) di questi primi 12 giorni di conflitto.

Nonostante gli appelli arrivati sia dal mondo cattolico che da quello ortodosso ucraino, Kirill in un sermone pronunciato nella Domenica del Perdono, che in Russia apre la Quaresima, approva l’invasione della Russia arrivata dopo che “per otto anni ci sono stati tentativi di distruggere ciò che esiste nel Donbass“, “dove c’è un rifiuto fondamentale dei cosiddetti valori che oggi vengono offerti da chi rivendica il potere mondiale”. E secondo Kirill “oggi esiste un test per la lealtà a questo governo, una specie di passaggio a quel mondo ‘felice’, il mondo del consumismo eccessivo, il mondo della ‘libertà’ visibile. Sapete cos’è questo test? E’ molto semplice e allo stesso tempo terribile: è una parata gay” e le repubbliche separatiste del Donbass hanno respinto questo “test di lealtà” all’Occidente, esortandole alla resistenza contro i valori promossi dalla lobby gay.

Il patriarca Kirill nel suo discorso fa solo riferimento alle vittime filorusse del Donbass senza spendere una sola parola per i morti provocati dal nuovo conflitto voluto da Putin. Ha quindi affermato che la guerra riguarda la divisione tra i sostenitori del gay pride – o i governi occidentali che li permettono – e i loro oppositori nell’Ucraina orientale sostenuta dalla Russia. “Oggi i nostri fratelli nel Donbass, gli ortodossi, stanno indubbiamente soffrendo, e noi non possiamo che stare con loro, soprattutto nella preghiera”, ha spiegato Kirill.

Deliranti le sue parole secondo cui le parate gay “sono progettate per dimostrare che il peccato è una delle variazioni del comportamento umano”. “Ecco perché per entrare nel club di quei Paesi è necessario organizzare una parata del Gay Pride. E sappiamo come le persone resistono a queste richieste e come questa resistenza viene repressa con la forza. Ciò significa che si tratta di imporre con la forza un peccato condannato dalla legge di Dio”.

Parole pronunciate ieri in concomitanza con quelle di papa Francesco, nell’Angelus domenicale, di tutt’altro tenore: “In Ucraina scorrono fiumi di sangue e di lacrime. Non si tratta solo di un’operazione militare, ma è una guerra che semina morte, distruzione e miseria. Le vittime sono sempre più numerose, così come le persone in fuga, soprattutto le mamme e i bambini. In quel paese martoriato cresce drammaticamente di ora in ora la necessità di assistenza umanitaria. Rivolgo il mio accorato appello perché si assicurino i corridoi umanitari e sia garantito l’accesso degli aiuti alle zone assediate”. “Ringrazio tutti coloro che stanno accogliendo i profughi, soprattutto imploro che cessino gli attacchi armati e prevalga il negoziato e anche il buon senso. E si torni a rispettare il Diritto internazionale. La Santa Sede è disposta a fare di tutto, a mettersi in servizio per questa pace. Questi giorni sono andati in Ucraina due Cardinali per servire e aiutare il popolo. Questa presenza lì è la presenza non solo del Papa, ma di tutto il popolo cristiano che vuole avvicinarsi e dire ‘la guerra è una pazzia, fermatevi per favore’”, ha concluso.

Dure le parole di Yuri Guaiana della segreteria di +Europa. “Dopo che il 2 marzo la Guida Suprema dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha scaricato la colpa del conflitto in Ucraina sugli Stati Uniti d’America e sull’occidente, ‘dove ci sono gravi vizi morali come l’omosessualità‘, accusati di alimentare il ‘caos sessuale’, oggi è stata la volta del del patriarca di Mosca Kirill I che ha collegato quanto succede da otto anni nel Donbas ai perversi disegni di chi vuole introdurre nella regione i gay pride. Questa Santa Alleanza contro la democrazia, i diritti civili e umani teme le libertà individuali più di qualunque altra cosa. Per questo dobbiamo sostenere gli ucraini e le ucraine che oggi stanno difendendo anche le libertà di noi europei”

 

 

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Napoletano doc (ma con origini australiane e sannnite), sono un aspirante giornalista: mi occupo principalmente di cronaca, sport e salute.