Al vaglio anche la possibilità di adesione alla Nato
La marcia della Moldavia verso l’Unione Europea: il 1 giugno tutta l’Europa a Chisinau

Domenica 21 maggio si terrà una grande manifestazione nella capitale moldava, Chisinau, denominata “Moldova europea”: dopo la storica marcia del 1991 che ha portato la Moldavia a separarsi dall’Unione Sovietica, sarà secondo le autorità la più partecipata. La manifestazione serve da un lato a dimostrare che la maggioranza dei cittadini desidera far parte della famiglia europea, nonostante le crescenti ed insistenti pressioni russe, dall’altro ad inviare un segnale ai cittadini scettici ed ai partiti di opposizione che cercano di spingere il Paese verso il Cremlino, inclusa la formazione politica Sor. Dallo scorso autunno, infatti, Ilan Sor, un oligarca fuggito in Israele, con il suo partito politico che presto potrebbe essere dichiarato incostituzionale, ha organizzato moltissime proteste (con molti partecipanti retribuiti per partecipare) ed ha contribuito così a ulteriormente destabilizzare il paese, tanto da indurre più volte la stessa Sandu in questi mesi a denunciare i rischi per la giovane (ma resiliente) democrazia moldava. Questo nonostante il “ricatto” del gas russo sia alla fine stato brillantemente risolto, visto che dal 17 maggio la Moldavia, collegata alla rete europea, non dipende più da Mosca.
Il 1° giugno si terrà invece un incontro di portata storica per la repubblica moldava: a pochi chilometri dalla capitale infatti si riunirà il secondo vertice della Comunità politica europea, la piattaforma per le discussioni politiche sul futuro dell’Europa voluta nel 2022 da Emmanuel Macron. Saranno presenti circa 50 presidenti, capi di governo e funzionari europei, tra cui la Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen e la stessa premier italiana Meloni. La scelta di Chisinau non è stata casuale: a differenza della Georgia, la Moldova si è ritrovata nel bel mezzo della crisi ucraina con una presidente ed una maggioranza di governo stabili che hanno saputo resistere alle pressioni e alle interferenze russe, che sono riuscite a reggere anche grazie agli aiuti internazionali l’urto dei profughi ucraini che scappavano dal loro Paese in guerra e che conseguentemente hanno saputo fare e mantenere una scelta pro Europa ancora più netta, tanto da spingersi a quello che solo due anni fa sembrava impossibile, cioè a ventilare l’adesione alla NATO.
La Moldova infatti sulla Costituzione si dichiara uno stato neutrale, ma potrebbe presto abbandonare questa neutralità. Il paese sta cercando di rafforzare la sua capacità di difesa, nonostante un esercito ridotto al minimo dalla vecchia classe politica. La situazione in Ucraina e le crescenti interferenze russe potrebbero quindi portare la Moldova a intraprendere trattative con la NATO ed in questa chiave va anche letta la recentissima decisione del Parlamento di avviare la procedura per il ritiro dall’Assemblea interparlamentare della CSI, la Comunità degli Stati Indipendenti, l’organizzazione internazionale che raggruppa nove delle quindi ex repubbliche sovietiche.
In tutto questo rimane infatti ancora sospesa e irrisolta la vera e propria spina nel fianco per Chisinau, la Transistria. La Moldavia ha infatti una piccola regione chiamata Transnistria, che unilateralmente ha dichiarato l’indipendenza dal Paese dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, che è stata oggetto di tensioni politiche e militari tra le forze moldave e le forze separatiste sostenute dalla Russia e che vede oggi ancora la presenza di truppe russe, alimentando le preoccupazioni riguardo alla sicurezza e alla stabilità della Moldavia.
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