Non brilla l’Italia nell’annuale classifica stilata da ILGA-Europe. Nella Giornata Internazionale contro l’Omotransfobia, ILGA-Europe ha diffuso, infatti, il consueto studio che mette a paragone la situazione – entro gli stati – relativa alla tutela e all’uguaglianza delle persone LGBTQI+.

Per quel che riguarda l’Europa, Malta si posiziona in prima linea, mentre Spagna e Finlandia seguono a breve distanza. L’Italia – che nei mesi scorsi non ha approvato il DDL Zan e che di recente ha reso la vita difficile alle famiglie arcobaleno – è calata di una posizione.

Nella Annual Review of the Human Rights Situation of Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex People in Europa e Asia Centrale, infatti, scendiamo dalla 33esima alla 34esima posizione, su 49 Paesi, posizionandoci tra la Repubblica Ceca e la Georgia. Lo scorso anno eravamo 33esimi. Cinque anni fa, nel 2018, eravamo 32esimi. La situazione, dunque, non migliora.

Non stupisce, se pensiamo a recenti casi di cronaca, come – ad esempio – il biglietto appeso sulla porta di un ragazzo di Bitonto, con il poco lusinghiero invito a farsi “curare”, o il cartello comparso, in piena campagna elettorale, a Teramo, dove qualcuno ha voluto segnalare un’abitazione come appartenente a una persona omosessuale. Casi di odio omofobico, sui quali riflettere.

Malta si riconferma campione della classifica, subito prima di Belgio, Danimarca e Spagna. Quest’ultima vanta un balzo in alto di di ben 6 posizioni. Non è una sorpresa: nell’ultimo anno, la Spagna ha messo a segno risultati concreti a livello legislativo. Ha, infatti, introdotto una legge che regola il riconoscimento legale del genere (LGR) basato sull’autodeterminazione, ha vietato le mutilazioni genitali sui minori intersessuali, le cosiddette pratiche di “conversione” e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale, l’identità di genere e le caratteristiche sessuali.

Nei primi 10 Paesi in classifica entra la Finlandia, che sale di 6 posizioni, mentre la Moldavia ha fatto un balzo di 14 posizioni. Il Regno Unito, invece, scende al 17esimo posto.

I criteri presi in esame dalla Rainbow Map and Index sono relativi alle pratiche legali e politiche per le persone LGBTQI+, da 0 a 100%, nei Paesi elencati. L’Italia si posiziona molto male: è al 25%, a fronte dell’Ungheria di Orban che è al 30%. In coda alla classifica, anche quest’anno, l’Azerbaigian al 2%, la Turchia al 4% e la Russia con l’Armenia al 9%.

I criteri utilizzati da ILGA-Europe sono in tutto 74, suddivisi in sette categorie tematiche: uguaglianza e non discriminazione; famiglia; crimine d’odio e incitamento all’odio; riconoscimento legale del genere; integrità corporea intersessuale; spazio della società civile; e richieste d’asilo. Fra gli interventi raccomandati da ILGA, per migliorare la tutela e l’uguaglianza delle persone LGBTIQ+, c’è la presenza di una legge che contrasti i reati a sfondo omotransfobico. L’Italia riuscirà ad ottenerla?

Il rapporto ILGA-Europe è disponibile a questo indirizzo.

 

Cristina Cucciniello e Nicolae Galea

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