«La Russia insiste che deve essere sacrosanto rispettare gli accordi e non intraprendere azioni che potrebbero essere viste come contraddittorie rispetto al Consiglio di sicurezza Onu», ha puntualizzato il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov dopo la riunione Italia-Russia in formato Esteri-Difesa a Roma, parlando della missione Ue per l’embargo delle armi. «I meccanismi devono essere concordati con il Consiglio di Sicurezza, non possiamo rispettare gli auspici solo di una parte o dell’altra, l’Italia ci ha rassicurato di avere piena comprensione di questa situazione». Al momento ci sono almeno due Paesi con potere di veto nel massimo organismo decisionale delle Nazioni Unite coinvolti direttamente nella guerra in Libia: la Russia e la Francia, che appoggiano entrambi il maresciallo Khalifa Haftar che ieri ha rivendicato l’attacco al porto di Tripoli contro una nave turca che avrebbe trasportato armi.

«Non c’era nessuna nave turca, perché il porto è utilizzato solo per scopi commerciali» ha risposto un portavoce delle forze del governo di Tripoli. Quanto alla sempre più problematica missione europea, «il lato positivo – dice a Il Riformista il generale Vincenzo Camporini, già Capo di Stato Maggiore della Difesa – è che sembra esserci una maggiore consapevolezza dei problemi che pone la situazione in Nord Africa da parte dei Paese Ue, anche di quelli che non hanno un diretto interesse alle vicende mediterranee. Bisogna però constatare che siamo ancora nel regno, peraltro confuso, delle buone intenzioni.

Per bloccare il flusso di armi e munizioni verso i contendenti libici – spiega Camporini – è necessario sigillare tutte le frontiere, quelle terrestri, quelle marittime e quelle aeree. Bloccando una sola di queste, non si ottiene altro risultato che dirottare i flussi verso le altre due. Ciò detto, occorre anche ricordare che per un blocco efficace è indispensabile una risoluzione esplicita del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in mancanza della quale i comandanti delle navi incaricati delle operazioni possono solo chiedere cortesemente alle navi in transito di acconsentire ad una ispezione. E se la risposta è “no, io proseguo”, possiamo sola fare un saluto con la manina».

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.