Forse incautamente ci eravamo troppo entusiasmati alla notizia di una circolare del Ministero dell’Interno relativa al nuovo schema per la fornitura di beni e servizi per i centri di prima accoglienza dei richiedenti asilo. Ingenuamente avevamo pensato che fosse un modo, magari non formale, per fare un passo in avanti sulla strada del contrasto ai danni, ogni giorno più evidenti, determinati dai cosiddetti decreti Salvini, che decreti sicurezza non sono.

Purtroppo, una lettura più meditata ridimensiona la portata dell’intervento e soprattutto delinea spazi possibili di miglioramento che i singoli prefetti sul territorio dovranno avere la capacità e il coraggio di individuare. Offrire maggiori opportunità per un servizio sanitario integrativo era per lo meno doveroso per le tante situazioni di sofferenza vera e bisogno delle persone che arrivano da noi dopo un percorso infernale. Solo chi ha assistito ad uno sbarco, ha visitato un centro di prima accoglienza e ha avuto la generosità di fermarsi un attimo per incontrare i tanti che si muovono tra di noi inseguiti dal pregiudizio e dall’indifferenza, è in grado di valutare e percepire il bisogno. Non credo che la solita cabina di regia messa in piedi per condividere, o meglio per attenuare, le proprie scelte politiche possa essere la strada giusta.

Certo, l’aumento dei servizi di sanità complementare, lo stesso aumento del personale di vigilanza e una diversa articolazione dei posti in accoglienza su strutture più a dimensione umana, possono essere strade da percorrere con generosa intraprendenza. Così come la Circolare sembra lasciare aperta la possibilità per i prefetti di variare, in modo positivo, i servizi attualmente previsti nei centri. Ma non tutti, e non lo si può chiedere, sono cavalieri sul cavallo bianco pronti a sfidare il clima plumbeo che ci opprime ormai dal mese di maggio del 2018.

E i cani già latrano sui social media e sulla stampa loro amica per intimidire, condizionare, usare ancora una volta gli argomenti dell’egoismo e della paura cercando di farli riemergere in un’ampia fascia di loro elettori. Noi abbiamo definito quest’intervento una vittoria della ragionevolezza perché questo è, a fronte di situazioni che manifestavano ogni giorno problemi di sostenibilità. Ma non saranno soluzioni puntiforme a dare una svolta ad una questione non più rinviabile e che è propria e fondante nei valori di una sinistra riformista. Nessuno chiede avventure o fughe in avanti; nessuno ne fa una questione ideologica nei confronti di tizio, caio o sempronio. Si chiede solo di assumersi la responsabilità di essere fedeli ai propri impegni con un progetto più organico e di lungo respiro.

Ampliare la platea di coloro che legittimamente possono far parte della nostra comunità, ripristinare percorsi di integrazione e di inclusione puntando sull’apprendimento della lingua e sulla formazione al lavoro già dalla prima accoglienza, rilanciare i percorsi SPRAR e i rapporti con i Sindaci come best practice di riferimento, sono scelte politiche essenziali che cominciamo ad attendere da troppo tempo. Non ci impicchiamo sulle modalità per cogliere questi obiettivi, mentre iniziano ad emergere segnali di delusione all’interno della nostra collettività che spero il Governo sappia cogliere e interpretare.

Un permesso di soggiorno temporaneo da poter concedere, manifestando fiducia verso chi non ha commesso reati e si è inserito positivamente tra di noi ottenendo anche spesso un contratto di lavoro, è una strada che tanti altri paesi – Francia e Germania in testa – hanno da tempo intrapreso. Mettere in campo strumenti perché i minori stranieri possano essere effettivamente una leva di sviluppo in un paese che vede un calo demografico così importante da farne preconizzare un ineluttabile declino, è solo una scelta di buon senso.

Si tratta con sapienza di avere un po’ di coraggio intercettando i tanti sentimenti positivi che, nonostante tutto, sono vivi e pulsanti tra i nostri cittadini senza arretrare di fronte al timore di non saper interpretare l’umore profondo della nostra comunità. Speriamo che prima o poi piova.