A molti osservatori non è sfuggito uno dei passaggi del discorso al Senato di Mario Draghi: «Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche». Secondo il presidente del Consiglio, alcune imprese «dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi». Si tratta di un programma perfino necessario, se si guarda a quel che sta già succedendo negli Usa. Come avvertono gli economisti americani, è assai improbabile che i milioni di posti di lavoro sospesi, ridotti o cancellati completamente dalla pandemia possano tornare.

Nei mesi a venire molti lavoratori dovranno cambiare mestiere e riqualificarsi. Le aziende si stanno già adeguando: molte più persone lavoreranno da casa e viaggeranno meno per affari. E molti lavoratori saranno sostituiti dai robot. Anche ammettendo il rapido successo della vaccinazione di massa, molte persone non saranno più nelle condizioni di fare lo stesso lavoro che facevano prima della pandemia. Secondo un sondaggio del Pew Research Center, ben due terzi dei disoccupati è consapevole che nel futuro dovrà cambiare la propria occupazione o campo di lavoro. In un recente rapporto, il McKinsey Global Institute afferma che il 20% dei viaggi d’affari non tornerà e circa il 20% dei lavoratori potrebbe finire per lavorare da casa a tempo indeterminato.

Ci saranno pertanto meno posti di lavoro in hotel, ristoranti e negozi del centro. Allo stesso modo, l’automazione subentrerà nei ruoli di supporto degli uffici e alcuni lavori in fabbrica. Come si legge nello studio, «gran parte dell’occupazione di grandi dimensioni e dei lavori a basso salario nella vendita al dettaglio e nel servizio di ristorazione scomparirà nei prossimi anni». In parallelo, crescerà il bisogno di «programmi di formazione e certificazione a breve termine». David Autor, economista del Massachusetts Institute of Technology, conferma in un altro rapporto che saranno milioni i lavoratori bisognosi di riqualificazione. E i posti di lavoro diminuiranno in alcuni settori come la vendita al dettaglio, i concessionari di automobili e le strutture di confezionamento della carne.

Il sito americano Glassdoor, nel quale gli impiegati recensiscono le aziende e i loro superiori, ha monitorato le offerte di lavoro degli ultimi mesi in America: sono ormai in rapido declino le ricerche di assistenti amministrativi, personale delle risorse umane, addetti alla ristorazione, consulenti di bellezza, toelettatori, camerieri, professori, ambasciatori del marchio, fisioterapisti e audiologi. Spesso si tratta di processi di lungo periodo che la pandemia ha soltanto accelerato. Resta aperta però in America – come, ancor più, in Italia – una questione cruciale: molti disoccupati non hanno i soldi sufficienti per riqualificarsi. E le politiche attive del lavoro, specie nel nostro paese, sono ancora inefficaci.

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