Il premier pensa a un "codice di comunicazione"
Draghi, primi screzi con i ministri: “non gradita” la convocazione dei sindacati da Orlando
Una delle prime matasse da sbrogliare per il presidente del Consiglio Mario Draghi? La comunicazione dei ministri e le iniziative non concordate con Palazzo Chigi. Un esempio sarebbe quanto accaduto nel week end: Andrea Orlando, vicesegretario del Partito Democratico e nuovo ministro del Lavoro, uno degli incarichi più sensibili in vista della scadenza del blocco dei licenziamenti, gestione dei vari decreti Ristori e misure per la creazione di nuova occupazione, ha infatti convocato subito il giuramento le parti sociali in una videoconferenza.
Al tavolo virtuale c’erano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri, per discutere dei temi che saranno fondamentali per l’esecutivo dell’ex numero uno della Banca centrale europea.
Peccato che Draghi, secondo un retroscena di Dagospia, “ha poco gradito la convocazione delle parti sociali” da parte del neo ministro, considerato uno “sgarbo istituzionale” perché avvenuta prima della fiducia nei due rami del Parlamento. Lo stesso Draghi aveva incontrato i sindacati durante le consultazioni dei giorni scorsi: i sindacati avevano chiesto all’allora premier incaricato risposte sulla proroga del blocco dei licenziamenti, sulla riforma degli ammortizzatori sociali e sull’uso dei fondi del Piano nazionale di Ripresa e resilienza per creare nuova occupazione.
Questo pomeriggio ho incontrato in videoconferenza i segretari generali di @cgilnazionale @CislNazionale @UILofficial https://t.co/WZSYZnabzy pic.twitter.com/KmNwKV6MlY
— Andrea Orlando (@AndreaOrlandosp) February 14, 2021
Non solo lo “sgarbo” di Orlando. Draghi starebbe pensando anche un “codice della comunicazione” per i ministri e sottosegretari. Su questo tema pesano le parole pronunciate sui media da Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza che ha invocato un lockdown generale per l’Italia.
Parole criticate dal nuovo alleato di governo Matteo Salvini, che si è appellato proprio a Palazzo Chigi: “C’è un premier che si chiama Draghi? Prima di terrorizzare 60 milioni di italiani allora bisogna parlarne con lui”. Per il segretario del Carroccio “non se può più di “esperti” che parlano ai giornali, seminando paure e insicurezze, fregandosene di tutto e tutti. Confidiamo che con Draghi la situazione torni alla normalità”.
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