Dicevano: Draghi non applicherà il Manuale Cencelli. D’altronde non è un politico, non viene da quel mondo, non appartiene e certe dinamiche e strategie. E invece Mario Draghi ha annunciato la sua lista di ministri dimostrando di aver tenuto conto eccome delle forze in Parlamento, del bilanciamento degli schieramenti, della lottizzazione dei partiti. Massimiliano Cencelli infatti ha approvato.

Innanzitutto cos’è questo proverbiale Manuale: una sorta di vademecum della prima Repubblica, una guida per dirimere la spartizione di nomine e cariche all’interno della maggioranza e nel sistema politico. “Come nel consiglio di amministrazione di una società gli incarichi vengono divisi in base alle azioni possedute, lo stesso deve avvenire per gli incarichi di partito e di governo in base alle tessere”, spiegava in un’intervista ad Avvenire l’ex funzionario della Democrazia Cristiana.

L’effettiva esistenza di questo vademecum si perde nei meandri delle voci e dei corridoi tra Palazzo Madama, Palazzo Chigi e Montecitorio. Questo meccanismo dotato, a quanto tramandato, di precisione algebrica, sarebbe anche esistito perfino fisicamente. Una sorta di pamphlet che circolava tra i politici della Prima Repubblica. Un mistero che non è mai stato svelato.

Comunque: la squadra di Draghi è composta da 23 ministri. Di cui otto ministri tecnici, più il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, quindici quelli politici: quattro in quota al Movimento 5 Stelle, tre al Partito Democratico, tre alla Lega, tre a Forza Italia, uno Italia Viva, uno Leu. Sette dei tecnici nei ministeri con portafoglio. Il solo Vittorio Colao all’Innovazione Tecnologica e Transizione Digitale senza portafoglio.

L’equilibrio tra le forze è sottile: quattro ministeri al M5s in virtù del 32,7% ottenuto alle politiche del 2018; tre a Partito Democratico, Lega e Forza Italia che si piazzarono rispettivamente al 18,7%, 17,4%, 14%; un dicastero ciascuno Leu (3,4%) e a Italia Viva che ancora non esisteva alle ultime politiche. Uno squilibrio che si giustifica in virtù della stessa esistenza del governo; senza contare che ci sono ancora numerose altre cariche tra sottosegretari e funzionari da assegnare. I grillini contrari al governo agitano la presunta truffa sul ministero della Transizione Ecologica pretesto da Beppe Grillo, piazzato nel quesito sulla piattaforma Rousseau, e accorpato da Draghi al ministero dell’Ambiente e affidato al fisico Roberto Cingolani.

L’ex Presidente della Banca Centrale Europea, che domani alle 12:00 presenterà l’esecutivo al Quirinale dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha così ricevuto la benedizione del nume tutelare del manuale. “La lista dei ministri del governo Draghi in linea di massima rispecchia il mio manuale … Sono 3 del Movimento 5 stelle, 3 del Pd, tre di Forza Italia… – ha detto Cencelli contattato da AdnKronos – Non è questa la ‘divisione’ che ho inventato io?”. E poi alcune considerazioni specifiche. “Non mi aspettavo la ricostituzione di alcuni ministeri come quello del Turismo, allora le Regioni che ci fanno a stare? Draghi ha applicato al 50% il manuale Cencelli e al 50% ha riesumato tutti i ministeri che erano stato chiusi”.

E, come si accennava, ha piazzato i suoi tecnici in ministeri con portafoglio e di peso. D’altronde le sue scelte – una per tutte, quel “whatever it takes” diventato emblematico – sono spesso se non sempre state politiche.

Vito Califano

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