Il più bel castello – marcondiro-ndirondella- è lo sfolgorante Nuovo Ministero Immaginario che ora tutti giurano di riuscire a vedere lassù, sulla collina. In realtà, la miracolosa visione consiste soltanto un’accorpata di vecchie baracche, legate dal miracoloso collante della “narrazione” che, come la vernice di Pier Lambicchi, lega e nasconde quel che si vuole: lavoro, energia, strade, treni, mulattiere, meccanica quantistica e politiche agricole inevitabilmente verdi come l’insalata, trasporti per trasbordi, visioni ambientali anche di ambienti malfamati ma ecosostenibili, cioè fuffa.

La trattativa sull’oggetto misterioso funziona come il test delle macchie d’inchiostro di Rorschach le quali, in sé, non significano nulla, ma in cui ciascuno può – se crede – vedere quel che vuole e poi lo racconta allo psichiatra – o al drago – che ne prende diligente nota e riassume: «Lei desidererebbe dunque una transumanza ecologica con connotazione energetica verde ma sostenibile, così da promuovere sviluppo industriale e posti di lavoro nel più scrupoloso rispetto dell’ambiente?». «Sìì», risponde l’interlocutore dalla vasta capigliatura a macchia mediterranea: «Come ha fatto a saperlo?». «Psicologia, anzi sintonia. Vada pure e consideri la cosa fatta».

La buona novella fiabesca viene subito diffusa: esisterà il Ministero di tutti i Ministeri ed esso stesso sarà sia mistero che ministero, laddove lo spazio-tempo di Einstein si incontrerà con i nativi Inps ed Empas dei sotterranei e sarà festa grande. È evidente che si tratta di uno sketch per vendere ciò che già esiste, comunque la si chiami, ma è utile per l’acchiappo di un’ottantina dei miliardi europei. Però, il maquillage teatrale permette di soddisfare le esigenze di scena di Beppe Grillo il quale sa anche di poter contare sulla comprensione dello stesso circo mediatico-televisivo che ha sempre tifato per il governo più bello del mondo, lo stesso che è stato appena fatto cadere con un calcio nel sedere ben concordato e teleguidato da Renzi; e solo a partire da quel momento dichiarato nefasto, da sostituire di corsa con l’arrivo di un demiurgo che è anche un chirurgo.

E poiché tutti sanno che la narrazione del mistero dei ministeri accorpati in una trasudazione ecologica dei luoghi comuni è soltanto una chiacchiera con cui i grillini possono convocare quarantamila insetti sulla tastiera, ecco che il circolo mediatico-televisivo evolve in un movimento decorativo e dadaista che drappeggia questa scemenza teatrale con bofonchiamenti pensierosi ma positivi. Però, ancora non basta, perché occorre un altro elemento di supporto: il dirottamento su un obiettivo finto, ovvero l’astuta ma inattaccabile conversione a U di Matteo Salvini che ha aderito al governo senza se e senza ma, alla maniera dei gesuiti “perinde ac cadaver”: passivo come un cadavere, seguendo la prescrizione del Quirinale. Più che una mossa da cavallo, è stata quella dell’alfiere: dritto come una diagonale.

A questo punto lo schieramento che aveva in precedenza steso tappeti rossi al governo Conte e poi si era istantaneamente dichiarato mario-draghista, ha avuto un cenno d’infarto: come sarebbe a dire che Salvini ci sta? Bisogna assolutamente opporsi a questo indegno stato delle cose perché, va bene il “bene del Paese”, ma qui si rischia di perdere la faccia davanti a un elettorato pronto a spacchettarsi.

È stato così che alla questione irreale del ministero immaginario è stata garantita realtà, mentre la scelta di Salvini è stata declassificata al rango di realtà non accettabile, ovvero di provocazione. I lettori sanno quanto poco ci piaccia Salvini e la sua paccottiglia dei pieni poteri, madonne crocefissi e tequila, ma la doppia manipolazione cui abbiamo assistito ci fa trasalire perché ha finora castigato il principio di realtà e premiato il comedian, il cantastorie proprio quando ci avevano fatto sognare il ritorno alla competente concretezza, il che è più preoccupante che frustrante, ma abbiamo pazienza e aspettiamo, non perinde ac cadaver, ma a orecchie dritte e occhi spalancati.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.