La volontà, annunciata dal neo ministro dello Sviluppo economico in quota Lega Giancarlo Giorgetti, è quella di “allungare il blocco dei licenziamenti”. “Non ci ha dato garanzie, ma ci ha detto di voler istituire subito un tavolo con il ministero del Lavoro per trovare una soluzione”, ha dichiarato la segretaria nazionale della Fiom-Cgil, Barbara Tibaldi, dopo l’incontro con il leghista sulla vertenza Whirpool.

Il blocco scade il prossimo 31 marzo, e una proroga si fa sempre più concreta. Se n’era già iniziato a parlare dopo l’incontro di lunedì tra il segretario del Pd Nicola Zingaretti e il segretario della Lega, Matteo Salvini, e in seguito alle consultazioni con le parti sociali avviate da Andrea Orlando, neo ministro del Lavoro.

Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, ha lanciato un appello a Draghi, chiedendogli di “non disporre una nuova protrazione del blocco generale dei licenziamenti per prendere ancora tempo”. “Sarebbe un invito alle imprese – ha aggiunto – a rinviare ulteriormente riorganizzazioni, investimenti e assunzioni: un segnale decisamente sbagliato”.

Le ipotesi sul tavolo del governo sono diverse: una “mini proroga” di un mese in attesa di conoscere il provvedimento che istituisca un nuovo sistema di ammortizzatori a cui sta lavorando Orlando, e chi – come i sindacati – auspica un allungamento dello stop fino a giugno o addirittura settembre.

Potrebbe anche prospettarsi una breve proroga prima di un secondo step che dia il via ad un allungamento programmatico e selettivo del blocco. Il divieto di licenziare i dipendenti potrebbe ad esempio rimanere per le aziende rimaste chiuse per le limitazioni sanitarie o per quelle più colpite dalla crisi, come quelle dei settori ristorazione, commercio, spettacoli e sport.

Una cassa integrazione gratuita per tutti non potrà essere sostenibile ancora a lungo, e si calcola che lo Stato abbia già speso 30 miliardi in integrazioni salariali in un anno. Fondamentale sarà quindi il quinto decreto ristori, al quale aveva già iniziato a lavorare l’ex ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo: “Avevo già predisposto ulteriori 8 settimane di cassa integrazione e 26 settimane in deroga e assegno ordinario, da utilizzare entro il 31 dicembre 2021. Si parta da qui, indicare una data fissa per la fine del blocco dei licenziamenti è un’idea sbagliata”.

Intanto l’Inps ha reso noto che il numero totale di ore di cassa integrazione nel periodo dal 1° aprile 2020 al 31 gennaio 2021 è stato pari a 4.238,4 milioni. Un dato che secondo la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti, suggerisce come sia necessario “dare continuità alle misure di protezione del lavoro”. “Senza la cassa covid – ha aggiunto – e il blocco dei licenziamenti, che ci consentono di leggere l’unico dato positivo, ossia il calo delle cessazioni dei rapporti di lavoro, avremmo dati ancora più drammatici”.

Redazione

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