Poltrone che saranno utili, alle varie segreterie dei partiti, per ricucire strappi interni e dare “contentini” ai più delusi. Entra nella fase più calda la ripartizione dei 40 sottosegretari del governo Draghi, scelte che saranno l’apoteosi del manuale Cencelli già largamente utilizzato per le nomine politiche tra i ministri dell’esecutivo.
Le intenzioni dell’ex numero della Banca centrale europea è di chiudere questo spinoso dossier subito dopo la fiducia di Camera e Senato, non escludendo sorprese in qualche ruolo in cui alla fine potrebbe spuntarla un tecnico di suo riferimento.
Al momento comunque calcoli sulla ripartizione delle poltrone sono piuttosto complicati: una grossa fetta dovrebbe spettare al Movimento 5 Stelle, sicuramente più di dieci, Partito Democratico, Lega e Forza Italia dovrebbero arrivare lo stesso numero di sottosegretari, tra i 5 e i 7; due a testa per Italia Viva e Leu, mentre i posti restanti dovrebbero andare ai partiti centristi, come +Europa, Mai, Centro democratico.
Quanto alle poltrone, il Movimento 5 Stelle punta in particolare alla Giustizia con il reggente politico Vito Crimi: sarebbe per i pentastallati il modo per difendere l’operato dell’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, ma la stessa casella è ambita dall’azzurro Paolo Sisto, in chiave “garantista”.
Altro sottosegretario ambito è quello agli Interni, da vice di Luciana Lamorgese: qui è invece la Lega a puntare forte per dare un segnale da “law and order” contro l’immigrazione, puntando su uomini come Molteni e Candiani.
Si fa ingarbugliata invece la situazione nel Partito Democratico. Il segretario Nicola Zingaretti è infatti alle prese con la guerra interna delle donne Dem, scottate dall’assenza di nomi femminili nella lista dei ministri di area nell’esecutivo. Per questo l’intenzione del governatore del Lazio è di puntare su una forte rappresentanza femminile.
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