Attesa per le votazioni di oggi
La prima fumata è nera, Parolin resta il favorito? Il giallo sui “doppi auguri” e la certezza di un Papa non divisivo

Nulla di fatto: il primo voto del Conclave si conclude con la fumata nera. Facendo così cadere speranze e aspettative, specialmente quelle degli oltre 45mila fedeli a Piazza San Pietro che attendevano il nuovo Papa e che hanno vissuto ogni istante con una carica adrenalinica difficile da spiegare a chi non crede. E incrociano le dita, fiduciosi del fatto che oggi possa essere la volta buona.
I cardinali chiamati ad eleggere il nuovo Pontefice non hanno solo il potere di scegliere, ma anche il dovere di ascoltare in primis lo Spirito Santo, il protagonista indiscusso di quanto avviene sotto gli imponenti affreschi di Michelangelo. Le lunghe giornate di discussione nelle congregazioni hanno dato modo a tutti i cardinali di esprimere le proprie sensibilità, le attese e persino le problematiche ereditate dal pontificato appena concluso. Un pontificato dalla grande carica mediatica ma che lascia una Chiesa profondamente divisa. E infatti la prima grande richiesta che è giunta nelle congregazioni è stata quelle di unità, oltre alla più volte citata chiarezza nella dottrina.
Istanze e aspettative ribadite durante l’omelia della Messa Pro Eligendo Romano Pontifice dal decano del Collegio cardinalizio, cardinale Re, che ha officiato la Santa Messa prima di lasciare al cardinale Parolin la guida del Conclave. Dall’alto della sua lunghissima esperienza nella Curia, ha attraversato i pontificati decisivi del nostro tempo e – dopo aver ascoltato gli interventi dei vari porporati in questi giorni – ha sentito la necessità di ribadire l’unità che deve essere il primario compito del prossimo Pontefice. Ricucire le ferite e anche gli strappi dovuti a una certa irruenza nell’operato di Francesco, estraneo allo stile romano ed europeo.
La Chiesa deve tendere a riassorbire le distanze emerse in questi anni, dove sono tornate ad esasperarsi posizioni post-conciliari gestite e armonizzate da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Una conflittualità che produce solo tensioni e distrae dal compito di evangelizzazione che è primario nell’opera della Chiesa di Cristo. Una Chiesa fondata da Gesù e affidata a San Pietro. Così come non vanno dimenticate le richieste giunte da più porporati di non abbandonare l’Europa, data frettolosamente per perduta, e in cui si assiste a un progressivo incremento di conversioni. Il nuovo Pontefice potrà e dovrà raccogliere questa sfida, che è propria del mandato affidato da Cristo agli apostoli.
Sullo sfondo non si placano le indiscrezioni sui grandi favoriti, sui “papabili”. Tra tutti – dal nome evocativo di “Petrus” – spunta quello di Parolin, su cui tutti gli occhi sono puntati. Sarà l’ennesimo a entrare Papa e a uscire cardinale oppure, come Paolo VI, supererà anche questa prova? Domanda alla quale solo l’annuncio ufficiale potrà dare una risposta. Resta il giallo sugli “auguri doppi” del cardinale Re al cardinale Parolin sotto lo sguardo sorridente del cardinale Sandri. Per tutti – soprattutto per i social – si è trattato di un endorsement. In verità è stato un semplice augurio, rivolto a chi è chiamato – oltre ad eleggere il nuovo Pontefice entrando in Conclave – a presiederlo proprio al posto di Re.
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