Io non ho raccontato nulla di nuovo. Non era nelle mie possibilità, non era nelle mie intenzioni. Volevo riportare il tema all’attenzione, sollecitare chi potrebbe convalidare quell’ipotesi a parlare”. A leggere questa frase nella breve dichiarazione che Giuliano Amato ha rilasciato sulle pagine de La Verità, sollecitato dal giornalista Giacomo Amadori, viene da strabuzzare gli occhi. Uno dei principali giornali italiani – La Repubblica – sulla sua intervista ci ha dedicato quasi tutta la prima pagina e l’ha lanciata neppure fosse stata la sfinge a parlare, Palazzo Chigi e l’Eliseo francese sono stati costretti a intervenire, sono due giorni che i quotidiani italiani, cartacei e online, non parlano quasi d’altro, trasmissioni televisive hanno dedicato ampissimi spazi e il Dottor Sottile se ne esce con una retromarcia così vistosa e plateale?

Siamo senza parole. Tanto rumore per nulla, verrebbe da dire.

E sì che in diversi questo weekend in cui Ustica è balzato nuovamente nei top trend delle ricerche Google, hanno provato a dare una versione leggermente più cauta e meno enfatica di quello che Repubblica e il codazzo politico che pende dalle labbra della redazione di Piazza dell’Indipendenza hanno istintivamente dato, neppure fossero cani di Pavlov. Sembrava il cataclisma per alcuni, sembrava che fossimo ad un passo dalla verità, pareva che da un momento all’altro qualcuno facesse uscire (finalmente, aggiungiamo noi) la pistola fumante, ed invece era il Dottor Sottile. Così sottile che le sue verità le capisce solo lui.

Bobo Craxi, il figlio di Bettino che Amato ha tirato dentro la sua intervista, sostenendo che avesse avvertito Gheddafi di un imminente tentativo di assassinarlo su un volo lungo la stessa rotta dell’aereo caduto ad Ustica, aveva subito messo in guardia con una lettera al Riformista poco ore dopo il lancio dell’intervista del Dottor Sottile: Amato si sbaglia, confonde le date, mio padre non conosceva neppure Gheddafi. Matteo Renzi, tra gli altri, ha subito frenato: “Chi rappresenta le Istituzioni deve dire la verità alle famiglie di 81 vittime innocenti. E la verità va detta nelle sedi istituzionali, non in una intervista. Amato pensa che siano stati i francesi? Porti le carte o le testimonianze e lavoriamoci subito tutti insieme”. La stessa Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Chiedo al presidente Amato di sapere se, oltre alle deduzioni, sia in possesso di elementi che permettano di tornare sulle conclusioni della magistratura e del Parlamento, e di metterli eventualmente a disposizione, perché il governo possa compiere tutti i passi eventuali e conseguenti”.  Antonio Tajani, ministro degli Esteri: “Bisogna fare tutti gli accertamenti necessari, bisogna sempre essere prudenti, non entusiasmarsi e non estremizzare le posizioni. Bisogna valutare. Bisogna essere prudenti, tocca alla magistratura indagare. Le relazioni tra Stati non sono legate a un’intervista”. Alfredo Mantovano, Sottosegretario alla Presidenza: “Se il presidente Amato ha qualcosa di più di personali deduzioni, ha degli elementi concreti, li metta a disposizione e certamente ci sarà un seguito da parte dell’autorità giudiziaria e dal governo”.

In tanti, sulla rete, si erano fatti alcune domande semplicissime: perché Amato ha taciuto finora? Cosa lo ha spinto adesso a rendere nota la sua presunta verità? Perché ha tirato dentro a casaccio Bettino Craxi? Perché quell’attacco così diretto al Presidente francese Macron, che all’epoca di Ustica frequentava le scuole medie? Perché tirare in ballo in modo così diretto anche la Nato, mentre infuria una guerra nel cuore dell’Europa? Domande che, dopo il clamoroso retromarcia di oggi, diventano ancora più pressanti. Come pressante dovrebbe essere da parte di tutti la richiesta di scuse a Giuliano Amato, specie alle vittime dei familiari: perché la verità vera su Ustica prima o poi verrà fuori, ma non certamente con queste modalità imbarazzanti.

 

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva