Ambrogio
La trasformazione di Milano negli anni ’80: da città operaia a capitale del terziario. E quello scontro interno sul futuro del socialismo
L’assassinio di Walter Tobagi nel maggio ‘80 è l’epigono di una stagione iniziata con la strage di Piazza Fontana e proseguita con attentati, uccisioni, gambizzazioni. I milanesi che avevano messo tutte le loro energie per combattere gli anni di piombo a quel punto avevano voglia di riprendersi la vita. La moda, l’industrial design, la televisione privata, l’arte, la musica, la linea 3 della metropolitana che “avanza” – e soprattutto si conclude -, il passante ferroviario, che ridisegnerà la mobilità regionale, le prime domeniche senza auto, la chiusura del centro storico al traffico, la cura degli anziani e dei bambini. Milano da città industriale diventa città terziaria, delle nuove professioni, della finanza, della cultura.
La “Milano da bere”, fortunato slogan pubblicitario con cui fu etichettata, era una Milano che lavorava, creava, produceva e a fine giornata si concedeva un aperitivo. Milano dove nel 1985 si teneva al Castello una riunione preparatoria di Maastricht dove Craxi, Mitterand, Khol, Gonzales, Soares e Delors, mettendo in minoranza la Thatcher, stabilirono i principi che avrebbero costituito l’Europa. “Milano vicina all’Europa” come cantava Dalla. Milano dove il Cardinal Martini “metteva in cattedra” i non credenti sulle ragioni che “riguardano l’orientamento globale della vita”. Gli anni ‘80, uno spartiacque della modernità, si chiudono con Gorbaciov che passeggia in Galleria con il sindaco Pillitteri ed il suo vice Corbani tra due ali di folla. Quanto sono lontani i tempi in cui la DIGOS, inascoltata, mi suggeriva di non partecipare alle assemblee studentesche.
Tutto questo ha potuto accadere perché il Pci milanese, guidato da Cervetti, si era posto l’obiettivo di un nuovo rapporto tra le forze socialiste. Stesso obiettivo animava i socialisti. Pillitteri ebbe un ruolo decisivo consentendo nel 1975, con altri due socialdemocratici, la nascita della prima giunta di sinistra e poi nel 1986 della giunta rosso verde. Giunte guidate da sindaci socialisti come Aniasi, Tognoli e Pillitteri. Paradossalmente nel momento in cui, dopo la caduta del muro di Berlino, il PCI diventava PDS, i riformisti milanesi, accusati di essere filosocialisti, vennero azzerati e la nuova dirigenza individuò i socialisti come l’avversario da battere.
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