Gli inviti alla prudenza nella stima dei possibili impatti della variante Omicron sono giustamente ripetuti. Molto, dunque, dei comportamenti dei decisori politici, dei mercati, dei cittadini consumatori e/o risparmiatori-investitori dipenderà dalle definitive valutazioni della scienza medica e degli organi regolatori della vaccinazione. Se si dovessero accentuare le misure restrittive, con ulteriori “ chiusure”, gli impatti sull’economia potrebbero essere rilevanti e si registrerebbero proprio quando si sta uscendo “ “fuor del pelago a la riva”. Ma potrebbero risultare inevitabili per l’imperativo di proteggere, innanzitutto, la vita umana.

Il contesto, a livello internazionale, europeo e nazionale, è già caratterizzato dall’aumento dell’inflazione a motivo dell’incremento dei prezzi dell’energia e dei blocchi nelle catene di approvvigionamento, mentre è aumentata la domanda di beni – a cui non corrisponde per ora un’offerta adeguata – non appena è sembrato ( forse illusoriamente ) che il grosso della pandemia fosse ormai alle spalle. Finora le due principali Banche centrali dell’Occidente – la Federal Reserve e la Bce – mantengono un orientamento diversificato perché negli Usa l’inflazione supera il 6 per cento e si pone un problema di rientro almeno in parte delle misure monetarie espansive, il cosiddetto “ tapering”, mentre si parla di probabili tre aumenti dei tassi ufficiali nel 2022 , mentre nell’Unione, l’inflazione, che da ultimo è salita a oltre il 4 per cento, è ancora considerata come un fenomeno transitorio destinata a rientrare, anche se non si prevede quando – ma dovrebbe essere non nel lungo termine – e la presidente Christine Lagarde ha dichiarato, nella trasmissione televisiva “Che tempo che fa”, di essere “ quasi” sicura che il rientro avverrà.

Per questo motivo, non sono in cantiere inversioni di marcia significative nella politica monetaria accomodante. Si ripete che occorre un governo della moneta “ paziente”, evitando decisioni affrettate ed è vivo e “ docet” il ricordo delle affrettate decisioni restrittive nel 2008 quando, per la crisi dei subprime allargatasi poi a crisi finanziaria globale, sarebbe stata necessaria una politica di segno opposto. Insomma, il target del 2 per cento “ simmetrico” che impone politiche che riportino i prezzi a quel livello se questi si discostano sotto o sopra il target stesso, non induce per ora la Bce ad agire per assolvere il mandato sul mantenimento della stabilità monetaria, considerato il giudizio sulla temporaneità dell’incremento dell’inflazione. Per il momento dobbiamo affidarci alla serietà delle stime della Banca centrale. Ma se il quadro mutasse? E se le stesse previsioni risultassero non confermate dai primi dati di fatto? Già da un po’ di tempo in Germania si chiede, da organizzazioni di cittadini e raggruppamenti di esperti, che si cominci a fare rientrare parte delle misure monetarie non convenzionali.

Con la fine di marzo dovrebbe aver termine il programma Bce di acquisto di titoli per l’emergenza pandemica. Posizioni contrapposte, dunque: da un lato, si vuole il rientro, dall’altro potrebbe rivelarsi necessario il mantenimento del “ piano pandemico” (Pepp) soprattutto se Omicron e, con questa variante, i contagi in genere dovessero avere un andamento non favorevole come si sta verificando in molti Paesi dell’Unione, a cominciare dalla stessa Germania. Il 16 dicembre si terrà una riunione molto importante del Consiglio direttivo della Bce: sarà, quella, l’occasione per un chiarimento sulla linea e per eventuali misure per il nuovo anno. E’ comunque fondamentale che l’impostazione accomodante non venga meno. Se si dovesse decidere fin d’ora, non potrebbe di certo validamente confermarsi la fine del Pepp a marzo, mentre molto dense nuvole si presentano nel cielo. Ma, poi, vi è la parte dei Governi e, prima ancora, dell’Unione. Non si può ritenere che con il “ Next Generation Eu”, sulla cui base l’Italia ha varato il Piano di ripresa e resilienza, siano conclusi gli interventi in economia connessi con la diffusione del covid.

Un coordinamento comunitario sull’energia e sulle catene di approvvigionamento sarebbe importante e aumenterebbe la forza contrattuale dei singoli partner. Nè si potrà procedere alla progettazione del rientro del Patto di stabilità, nonché della normativa sugli aiuti di Stato, a partire dal 2023, se la variante Omicron o altre varianti dovessero esplicare i loro effetti nel 2022, quod Deus avertat”. Non dico che bisognerebbe abituarsi a convivere con il virus come con quello dell’influenza annuale – non essendo possibile stabilire un realistico raffronto tra i due – ma forse ci si dovrà abituare a “scosse” di varianti che magari auspicabilmente non “ bucano” i vaccini, ma che richiedono comunque un’azione sia di prevenzione sia di contrasto. Inutile sottolineare qui l’importanza delle campagne di vaccinazione e del coordinamento, anche internazionale, sulle misure da adottare al riguardo.

Poi vi è il ruolo dei Governi nazionali. La manovra di bilancio, pur con le sue carenze e alcuni punti molto discutibili sui quali è ancora in corso il confronto con le parti sociali, ma anche all’interno della stessa maggioranza, è da concepirsi come un tentativo di risposta a una situazione che precede la recrudescenza della pandemia che ora sembrerebbe rilevarsi, mentre andrà verificato come si sta dando attuazione al Piano di ripresa. Nonostante la non ordinarietà della situazione, Bruxelles ha chiesto che si tenga conto dell’esigenza di ridurre la spesa corrente e del gravoso problema del debito: sono gli stessi “ caveat” emessi in passato, il che dimostra che la Commissione non si lascia affatto impressionare dai cosiddetti Migliori al Governo e dalle agiografie che vengono intessute. Ma se la situazione dovesse peggiorare, ci sarebbe bisogno di interventi straordinari. Soprattutto, occorrerebbe un efficace raccordo tra misure di politica monetaria e misure di politica economica a livello europeo e nazionale.

Dovremmo essere meglio preparati a rispondere dopo l’esperienza finora compiuta “ in corpore vili”. Ma ovviamente non dipenderà solo dall’Italia. Sarà, in ogni caso, una prova, se così’ accadrà, fondamentale per il Governo, mentre incombe la scelta, anch’essa decisiva, del Capo dello Stato. Ma Omicron non potrà influire su quest’ultimo passaggio, fondamentale per la Repubblica.