Il contributo cruciale
L’adunata pacifista della Piazza lascia a casa le radici e scorda la Dc che costruì l’Europa

È un vero peccato che la piazza progressista, “de sinistra” e alto borghese di Repubblica e di tutto il solito collaudatissimo caravanserraglio di attori, artisti, cantanti, pseudo intellettuali e conduttori televisivi abbia dimenticato radicalmente il magistero politico e di governo di Alcide De Gasperi e dell’azione politica della Democrazia cristiana. Eppure si parlava di Europa, di politica estera e, soprattutto e guarda caso, di Difesa comune europea. Perché questa strana e singolare ma persistente dimenticanza? Semplice: quella piazza, che è sempre la stessa e che si rinnova periodicamente, ha un pregiudizio politico e culturale ben chiaro e netto. Ovvero, la pregiudiziale anti-democristiana, anti-cattolica (sono ammessi solo quei cattolici funzionali alla “causa”) e anti-occidentale. Tre pregiudizi politici e ideologici che resistono nel tempo in modo granitico.
Non stupisce affatto che la piazza di Repubblica, di Serra, dei circoli esclusivi e dell’intera sinistra in tutte le sue “100 sfumature di rosso” abbia clamorosamente dimenticato – e per l’ennesima volta – il magistero degasperiano. Anche perché, se si ricorda il De Gasperi della “Ced”, si deve citare anche e soprattutto la lunga e ricca esperienza della Dc, della sua politica estera ed europeista arrivando sino a Moro, Fanfani, Donat-Cattin, Andreotti e Cossiga. Una sorta di atto blasfemo per Serra e compagnia cantante, che non potrebbero mai spingersi sino a questo riconoscimento, peraltro oggettivo e storicamente indiscutibile.
I leader sono sempre altri
Eppure i leader europeisti di riferimento, secondo questa simpatica compagnia di giro, sono sempre altri. Al punto che la piazza progressista individua i suoi riferimenti simbolici in esponenti – seppur di rilievo e sinceramente europeisti – che non sono stati affatto protagonisti nel saper declinare concretamente e politicamente le ragioni originarie e fondanti del progetto europeista, federalista e democratico. Altroché la “piazza plurale” ripetutamente evocata e richiamata dal radical chic Serra e dalla sua cerchia di Repubblica. Del resto, è sufficientemente noto che il palco di piazza del Popolo di Roma, anche se si innova e si aggiorna con lo scorrere dei tempi, non rinnega le storiche costanti che hanno caratterizzato nei decenni quella precisa e determinata cultura politica. Un palco dove non trovano cittadinanza il pensiero, la cultura, la tradizione e lo stile del cattolicesimo politico italiano, seppur nella sua versione democratica, popolare e sociale. Se non di quei segmenti che, appunto, sono funzionali a quella impostazione laicista, vagamente progressista, alto borghese, salottiera e che rivendica – da sempre – una netta superiorità morale rispetto agli avversari/nemici. Superiorità che è stata di nuovo richiamata e sottolineata in molti interventi dal palco di piazza del Popolo.
Una notizia nota
Ecco perché, al di là delle chiacchiere e della propaganda dei soliti cantori del progressismo alto borghese nostrano, la strutturale rimozione del pensiero e della cultura democratico-cristiana quando si parla di Europa continua a essere un vulnus per chi si erge – del tutto arbitrariamente – a paladino e custode della nuova Europa contro gli oscurantisti, gli anti-europeisti e i soliti ignoranti che non sarebbero moralmente titolati a costruire le “magnifiche sorti e progressive” del futuro. Insomma, quando si parla di Europa e delle sue radici politiche e culturali, c’è ben altro rispetto a Serra, Littizzetto, Scurati, Augias, Vecchioni, Formigli, e la solita giostra. Una notizia nota, forse, alla stragrande maggioranza degli italiani che non era, però, presente al comizio di sabato.
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